Cile: ancora repressione contro gli indigeni Mapuche. Vittime anche tra i minori
Nuovi scontri in Cile a La Araucanìa, tra gli indigeni Mapuche (“gente della terra”)
e le Forze dell’ordine locali. Da giorni ormai continuano le manifestazioni di protesta
rivolte al governo perché mantenga la promessa di dotare la regione delle infrastrutture
necessarie a garantire condizioni di vita dignitose per le popolazioni indigene. Come
riporta l'agenzia Misna, ieri una nuova protesta con decine di persone che hanno bloccato
la Ruta 5 dando fuoco a pneumatici accatastati. Il bilancio, è di almeno undici indigeni
arrestati e il ferimento di un pensionato, operato d’urgenza all’ospedale della capitale
regionale Temuco, a seguito degli scontri con le forze speciali dei “Carabineros”,
distintesi negli ultimi mesi per i violenti interventi contro la criminalità locale,
che ieri sono intervenute con gli idranti. La settimana scorsa erano rimasti feriti
due minori, uno di dodici e uno di diciassette anni, provocando anche la condanna
del Fondo dell’Onu per l’Infanzia (Unicef). “Abbiamo circa 950 km di strade sterrate
e le nostre risorse non bastano a pavimentarle” dichiara Eduardo Delgado, sindaco
della località di Padre Las Casas, per sottolineare la critica situazione delle strade
che mantiene la regione in uno stato di isolamento. Un isolamento, come dimostra un
recente studio della Commissione economia per l’America Latina e i Caraibi dell’Onu
(Cepal), anche sociale della comunità dei Mapuche, che oggi conta appena settecento
mila individui che continuano a subire povertà e discriminazione, dopo essere stati
privati anche delle proprie terre, invase da aziende minerarie e forestali, in particolare
sotto la dittatura di Augusto Pinochet (1973-1990). Questo rapporto documenta l’emarginazione
forzata che i Mapuche sono stati costretti a intraprendere a causa dell’impoverimento
e della degradazione delle loro terre, oltre alla mancanza di acqua necessaria al
fabbisogno della popolazione in alcune zone. (L.P.)