India: ancora aggressioni contro i cristiani nel Karnataka
Due nuovi incidenti anticristiani, a un giorno di distanza l'uno dall'altro, sconvolgono
il Karnataka. In entrambi i casi, le vittime sono comunità pentecostali, aggredite
nell'intimità delle loro case e minacciate da ultranazionalisti indù, nel tentativo
di costringerli ad abiurare al cristianesimo. Per Sajan K George, presidente del Global
Council of Indian Christians (Gcic), è ormai evidente che simili incidenti "sono orchestrati",
perché "in Karnataka come in altri Stati guidati dal Bharatiya Janata Party (Bjp,
partito ultranazionalista indù) religione e politica vanno a braccetto, e sono usate
per racimolare più voti possibili". Il Bjp - riferisce l'agenzia Asianews - è alla
guida del Karnataka dal 2007. L'ultimo caso è avvenuto domenica a Gudadahalli Hearaghatta
(nord di Bangalore). Due attivisti della Rashtriya Swayamsevak Sangh (Rss, gruppo
ultranazionalista indù) si sono infiltrati durante un servizio di preghiera della
Chiesa pentecostale guidata dal rev. Muniraju. Poco dopo l'inizio del raduno, altri
otto membri della Rss hanno fatto irruzione sul posto. Dopo aver bruciato e distrutto
tutte le Bibbie e altri libri religiosi presenti nella chiesa, gli aggressori hanno
picchiato e schiaffeggiato il pastore. Poi, per intimidire la comunità, hanno trascinato
l'uomo e sua moglie per circa un chilometro, fino al vicino tempio indù. Lì, gli attivisti
hanno costretto la coppia a partecipare alla pooja (rituale indù). Prima di lasciarli
andare, gli aggressori hanno intimato loro di interrompere ogni servizio di preghiera.
Due giorni prima, il 21 settembre scorso, la Chiesa pentecostale Bethel Prathanalaya
(vicino a Bhadravathi, distretto di Shimoga) ha subito un'aggressione simile. La comunità
conta 25 fedeli ed è guidata dal rev. Kumar Hanumanthappa. Quel giorno, i cristiani
erano ospiti di cinque famiglie di Voddarahalli Thanda, un villaggio vicino. Circa
20 attivisti della Rss e del Bajrang Dal hanno interrotto la preghiera, minacciando
i presenti di "terribili conseguenze" se avessero continuato a praticare il cristianesimo.
Dopo aver picchiato alcuni di loro e bruciato le Bibbe, gli indù hanno condotto l'intera
comunità al tempio più vicino, costringendoli a partecipare a una cerimonia di "purificazione"
dalla loro religione. Una volta tornati a casa, alcuni cristiani hanno sporto denuncia
alla polizia di Holehonnur. Al momento, non risultano arresti in merito al caso. "L'art.
14 della nostra Costituzione - ribadisce Sajan George - sancisce l'uguaglianza dinanzi
alla legge per tutte le persone. Eppure, ancora una volta assistiamo ad aggressioni
contro i cristiani e i loro luoghi di culto, in cui i colpevoli girano a piede libero,
mentre vittime innocenti vengono arrestate". (R.P.)