L’Italia e la lotta alla povertà nel mondo nel Rapporto di Actionaid
Viene presentato oggi a Roma, alle ore 17, il Rapporto "L'Italia e la lotta alla povertà
nel mondo. 2008-2012: cinque anni vissuti pericolosamente" a cura di Actionaid, onlus
internazionale che si occupa, tra le altre cose, di povertà e diritti umani nel mondo.
Marco de Ponte, di Actionaid, ci racconta la questione povertà in Italia e
il suo ruolo nel contrastare quella che colpisce i Paesi in via di sviluppo. L’intervista
è di Luca Pasquali:
R. - L’Italia
ha vissuto pericolosamente il suo ruolo di donatore verso i Paesi poveri, perché si
capisce che la cooperazione in Italia non è più una priorità per la politica e scopriamo
che, in realtà, se ci sono poche risorse è perché il parlamento e la politica non
se ne occupano: la cooperazione è stata al 202.mo posto tra gli argomenti trattati
dal nostro parlamento. Davanti ci sono questioni come lotterie e giochi, piuttosto
che questioni sulle quali ovviamente l’interesse è alto ma sulle quali ci sarebbe
da dibattere, come questioni militari o questioni internazionali per rimanere soltanto
a quelle con un risvolto di politica internazionale. Oggi, presentando il Rapporto,
facciamo in qualche modo un richiamo alla politica uscente, affermando che il nuovo
parlamento non può fare come questo parlamento.
D. - Quando si parla di povertà,
si pensa sempre a Paesi in via di sviluppo, Paesi del terzo mondo e in particolar
modo all’Africa. In un periodo di crisi economica, è lecito aspettarsi però che la
povertà si faccia sentire anche in altri Paesi, per esempio in Italia. Chi sono oggi
i poveri in Italia?
R. - Questa è una questione assolutamente interessante,
che Actionaid sta cercando di affrontare anche al suo interno, perché è vero che povertà
vecchie e anche nuove ci sono nei Paesi ricchi, ci sono nei Paesi poveri e ci sono
anche nei Paesi emergenti. La stragrande maggioranza delle persone che soffre di fame
è concentrata in sette Paesi e tra questi la Cina e l’India, che sono di solito identificate
come esempi di un’economia che invece comincia a funzionare. Si parla di circa tre
milioni di persone povere in Italia, ma ovviamente il concetto di povertà assoluta
e povertà relativa va ben distinto. E' chiaro che sacche di povertà e soprattutto
di esclusione sociale sono un fatto sempre più frequente in Italia e in Europa e,
per essere credibili nei nostri rilievi verso la politica, bisogna tenere in conto
che questi sono fatti rilevanti anche per l’Italia. Alla questione per cui l’Italia
soffre è anche connessa la nostra capacità di essere credibili nel mantenere gli impegni.
Questo ha poi impatto su spread e quant’altro abbiamo imparato a conoscere nel corso
degli ultimi mesi.
D. - Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, proprio
alcuni giorni fa ha denunciato che gli aiuti internazionali per i Paesi in via di
sviluppo sono diminuiti drasticamente…
R. - Per la prima volta, c’è stata una
flessione nel 2011 dell’aiuto pubblico allo sviluppo in generale: sto parlando dell’aiuto
pubblico, quello cioè degli Stati. E’ una tendenza che si può comprendere riconoscendo
il fatto che l’aiuto pubblico dei Paesi dell’Europa occidentale del Nord America è
andato, in alcuni casi, contraendosi a causa della crisi. Va però notato che si tratta
sempre di una questione di scelte politiche: alcuni Paesi - tra cui l’Italia - hanno
prodotto tagli sulla cooperazione internazionale che sono stati molto più ampi e sproporzionati
rispetto - in termini di percentuale - all’impatto sull’economia della crisi. Chiaramente,
i beneficiari dell’aiuto diretto dell’aiuto pubblico non vivono in Italia e quindi
è più facile tagliare lì che altrove. Guardi, è una questione di scelta politica:
ci sono Paesi che, pur in forte difficoltà economica, hanno deciso invece di mantenere
gli impegni presi e di continuare gli investimenti nella cooperazione pubblica, nonostante
le difficoltà economiche. La cooperazione pubblica è anche un investimento per la
nostra credibilità generale, ma anche perché si creano di fatto dei legami che producono
poi anche commesse.