2012-09-26 15:55:08

Sciopero generale in Grecia contro l'austerity: scontri ad Atene


Giornata difficile per la Grecia, paralizzata da uno sciopero generale convocato dai sindacati scesi in piazza contro i nuovi tagli decisi dal piano di austerity del governo, piano indispensabile per sbloccare il nuovo prestito di Ue ed Fmi. Allo sciopero hanno aderito tutte le categorie del Paese: impiegati statali, lavoratori dell'erario e delle dogane, lavoratori delle Autonomie locali, liberi professionisti e commercianti. Momenti di tensione si sono vissuti durante una manifestazione ad Atene con scontri tra alcuni estremisti e la polizia. Un Paese, la Grecia, che sta pagando un altissimo prezzo per la crisi che ha impattato in maniera importante sulla società. Ma oggi la Grecia che Paese è? Salvatore Sabatino lo ha chiesto alla giornalista greca Vassiliki Markaki:RealAudioMP3

R. – E’ il Paese che per la terza volta dall’inizio dell’anno obbliga a scendere in piazza per chiedere, io credo, soprattutto speranza, speranza che qualcosa possa ancora cambiare.

D. – La gente però è al limite, c’è il continuo rischio che questo malcontento sfoci in violenze. Quali rischi concreti di questa situazione?

R. - Io credo che in questo momento le forze che si oppongono a questi piani di austerity sono così organizzate - alla guida cioè di una massa di gente veramente disperata - da poter attenuare al massimo le eventuali violenze.

D. - Il governo intanto è al lavoro per un nuovo piano di austerità che prevede, secondo indiscrezioni, risparmi fino a 15 miliardi di euro più altri due miliardi di euro di entrate fiscali aggiuntive. Cosa verrà ancora tagliato?

R. – Infatti, è questa la domanda che si fa la gente che lavora, la gente che cerca di tirare avanti! Che altro si può tagliare? Ancora tagli ... ma dov’è la prospettiva per riorganizzare e far ripartire un’economia che sembra già morta?

D. - Questo riguarda soprattutto il problema dello sviluppo che dovrebbe andare di pari passo con i tagli. Si sta facendo qualcosa di concreto o no?

R. - Secondo i giornali e secondo la sensazione della gente, no. Non sembra che tra gli incontri del primo ministro con tutto il mondo politico europeo ci siano state novità per quel che riguarda lo sviluppo. Non sembra che siano stati attirati investitori, non sembra che da qualche parte siano previsti soldi anche per ricominciare in qualche modo a ricostruire. Speriamo che queste saranno le sorprese dei prossimi incontri di Samaras.

D. - Per un lungo periodo si è parlato dell’uscita della Grecia dall’euro, poi le dichiarazioni del governatore della Bce, Draghi, sull’irreversibilità della moneta unica hanno smontato questa ipotesi. C’è maggiore tranquillità in Grecia dopo questa rassicurazione o comunque cresce il fronte di chi vorrebbe tornare alla dracma?

R. - La preoccupazione c’era fin quando esisteva gente che aveva qualche risparmio e poi sicuramente la preoccupazione c’è per chi ha ancora da fare con i lavori di esportazione o di importazione. Non ho la sensazione che cresca il fronte di chi dice "usciamo dall’euro", mentre direi di sì per quanto riguarda il fronte di chi dice "usciamo dall’Europa" cercando altre vie per lo sviluppo.

D . – Quali potrebbero essere queste vie?

R. – Anche questo è il problema, che prima delle elezioni c’era chi proponeva: "lasciamo l’Europa, lasciamo l’euro". Il vero problema è che anche gli altri hanno i loro problemi. Non a caso il primo ministro bulgaro tempo fa diceva che loro - che hanno la manodopera molto meno costosa della Grecia - sono altrettanto alle corde, perché non trovano investitori.

D. – Questa crisi ha avuto un forte impatto anche sulla politica interna ... abbiamo visto le nuove elezioni e poi questo governo che sembra traballare ma che regge… Insomma qual è la situazione politica attualmente?

R. – Credo che sia esattamente come prima delle elezioni: è un governo che traballa, ma ora non cade perché non ci sono alternative. E’ un governo che ha fatto una serie di incontri, sta cercando di guadagnare tempo ma è anche un governo dal quale non stanno uscendo fuori queste grandi innovazioni che permetterebbero, se non altro, quello che dicevamo all’inizio: sperare in un domani.

D. – Insomma, Bruxelles resta comunque lontana…

R. – Io credo che diventi sempre più lontana mentre la domanda è: "dove è la guida politica di questa Unione Europea verso una vera unione, verso una vera comunità?". Diventa ormai un’istituzione che comanda, non una istituzione che chiede agli altri e a se stessa cosa fare.

D. - Però bisogna dire che la Grecia ha le sue responsabilità in questa crisi…

R. – Su questo non ci sono mai stati dubbi. Ci sono responsabilità che ancora oggi continuano a esistere. Ogni giorno esce fuori un piccolo scandalo ... non c’è il minimo dubbio che questo malgoverno si è protratto per quasi trent’anni. Questo modo clientelare di fare politica ha radici profonde, ma niente giustifica mandare un popolo alla disperazione, niente! Non paga chi doveva pagare, paga la gente che è rimasta senza niente.







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