2012-11-25 11:01:24

“Università, verso dove?”: convegno organizzato dalla Fuci a Roma


“Negli altri Paesi, al dottorato corrispondono competenze, da noi talvolta viene riconosciuta un'anzianità maggiore ma non c'è una cultura sulla sua importanza per la formazione. Bisogna lavorare su questo tema assieme alle aziende, va cambiato il rapporto col mondo dell'impresa''. Così il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo, venerdì scorso a Roma, durante l’incontro nazionale organizzato dalla Fuci, la Federazione Universitaria Cattolica Italiana, sul tema “Università, verso dove?”. Ma cosa vuol dire oggi far parte di questa Federazione? Marina Tomarro lo ha chiesto a don Roberto Regoli assistente ecclesiale della Fuci:RealAudioMP3

R. – Significa avvicinarsi a tutte le problematiche universitarie sociali, politiche, culturali, con la criticità della fede: cioè, avere quella funzione di vigilanza che ha i suoi punti di riferimento nella fede e nella ragione illuminata nella fede. Studenti come gli altri ma con qualcosa in più da condividere.

D. – In che modo opera la Fuci all’interno delle università?

R. – La Fuci ha il senso nella sua presenza discreta ma che dà lievito. Sono gruppi di giovani che parlano ad altri giovani. All’interno dei gruppi c’è questo percorso intellettuale, culturale, politico e di formazione cristiana, per dare una formazione concreta ai singoli individui e per portare questa nuova proposta nei loro ambienti, nei corsi, nelle aule universitarie. E’ una presenza di fede ma di fede che ragiona.

D. - Riprendendo anche il tema della settimana, “Università verso dove?”, secondo lei verso dove stiamo andando in questo momento?

R. – C’è un fatto. La crisi del momento è una crisi antropologica che è centrale in tutti gli ambiti dei saperi, della società e del lavoro. Noi dobbiamo dare una risposta in cui venga messo di nuovo al centro l’uomo. Il problema è che tante volte l’uomo ha ridotto alla funzione produttiva invece noi vogliamo vedere l’uomo nella sua integrità.

Ascoltiamo la testimonianza di due universitari della Fuci, Francesca e Stefano. Francesca:

R. - La Fuci si prende in carico di completare il percorso di studi universitario. L’università sta diventando sempre più altamente specializzante però è importante che in questi anni decisivi ci formiamo non solo come persone competenti ma anche come persone complete. Questo si raggiunge innanzitutto attraverso l’incontro e lo scambio di conoscenze tra percorsi formativi diversi. Inoltre, vivendo anche l’approfondimento e la formazione intellettuale come dono, che ci rende ora studenti e un giorno professionisti e lavoratori che hanno una competenza specifica ma che soprattutto sanno metterla al servizio di un bene comune più grande.

D. – Stefano, per te cosa vuol dire far parte della Fuci?

R. - Per me significa essere convinto che da giovane universitario posso sia addentrarmi nel sapere scientifico che lasciarmi illuminare dalla fede, considerando che entrambi portano nella stessa direzione e non sono contrastanti.

E all’incontro era presente anche il vescovo ausiliare di Roma, mons. Lorenzo Leuzzi delegato per la pastorale universitaria per la diocesi di Roma:

“Un gruppo Fuci che convive nelle università e che vive un percorso formativo di fede, adeguato alla vita dei giovani, può costituire una grande ricchezza. Nelle università questa esperienza di dialogo, di interpretazione della realtà culturale, diventa una possibilità che deve diventare sempre di più a servizio di tutta la Chiesa. Per questo, credo che sarà la nuova evangelizzazione ad essere la grande occasione per rilanciare i gruppi Fuci nell’università".







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