“Progetta con Dio…abita il futuro”: a Roma il Convegno nazionale vocazionale della
Cei
Rettori ed educatori nei Seminari, direttori degli uffici per la pastorale delle vocazioni,
formatori delle diverse diocesi italiane, sono riuniti da ieri pomeriggio fino a domani,
a Roma, per il Convegno nazionale vocazionale organizzato dall’Ufficio Nazionale per
la pastorale delle vocazioni della Conferenza episcopale italiana. “Progetta con Dio…abita
il futuro” il titolo dell’incontro. Per approfondire le tematiche affrontate, Debora
Donnini ha sentito il direttore dell’ufficio per la pastorale delle vocazioni,
mons. Nico Dal Molin:
R. – Lo scopo
del Convegno vocazionale è quello di avere come riferimento il messaggio annuale che
il Papa indirizza a tutta la Chiesa per la Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni,
che quest’anno sarà il 21 aprile. Quindi, prendendo il tema del messaggio “Le vocazioni
segno della speranza fondata sulla fede”, lo abbiamo tradotto con uno slogan “Progetta
con Dio… abita il futuro”.
D. – Vengono affrontati diversi aspetti in questo
Convegno, ma come aiutare le vocazioni?
R. – Innanzitutto, credo che sia importante
avere una consapevolezza di motivazione della propria scelta vocazionale. Nel nostro
Convegno, in realtà, sono presenti gli animatori vocazionali e le animatrici vocazionali
delle nostre diocesi della Chiesa italiana. Poi, ci sono anche rappresentanti della
Chiesa europea. La prima realtà è motivare noi stessi. La seconda realtà è quella
di dare anche qualche indicazione di modalità, di esperienza, di cura particolare
della proposta vocazionale, tenendo presente uno sfondo di tematica, ma insieme anche
alcune opportunità operative.
D. – In un mondo secolarizzato come quello di
oggi, le Giornate mondiali della gioventù, i pellegrinaggi organizzati dalle diocesi
e dai gruppi, corsi, come per esempio quelli dei francescani, possono aiutare i giovani
concretamente a scoprire la loro vocazione?
R. – Sì, certamente. Penso che
le esperienze delle Gmg, ma anche esperienze nuove, come il Festival francescano che
si è tenuto recentemente di Rimini o altre opportunità, sicuramente si pongono ad
un’attenzione anche di carattere mediatico, oltre che motivante, perché fanno presa
nel linguaggio dei giovani. E’ vero, però, che rimane sempre un lavoro di pastorale
vocazionale, che è quello di non lasciare che quell’input emotivo dei grandi eventi
rimanga non coltivato, non sufficientemente portato avanti anche nella profondità
della vita quotidiana. Qui s’innesta la pastorale vocazionale, per dare continuità
nella quotidianità proprio a questi semi di vocazione, che lì vengono di fatto acquisiti.
D.
– Uno dei temi del Convegno è “Apocalisse di Giovanni. Lo Spirito e la Sposa dicono:
Vieni”. Ad esempio, questo è un titolo particolare tra le vostre proposte all’interno
del Convegno...
R. – Nel Convegno cerchiamo di usare anche linguaggi diversificati.
Questa sarà una proposta di carattere artistico. Si tratta di un recital, proposto
da un’attrice con accompagnamento e canti, sul libro dell’Apocalisse. Per noi la scelta
del libro dell’Apocalisse è abbastanza interessante e anche nuova, perché l’Apocalisse
è l’ultimo libro della Bibbia ed è un libro che parla di futuro. Essendo il tema del
Convegno “Progetta con Dio”, quindi scrivi il tuo sogno a quattro mani con Dio, ma
abita il futuro, ci sembrava che aprirlo proprio con una proclamazione diversificata
anche nel linguaggio del libro dell’Apocalisse fosse una cosa innovativa, ma anche
molto profonda.
D. – C’è qualche altro aspetto che lei vuole sottolineare di
questo Convegno?
R. – Noi diamo molto spazio a figure significative. Domani
avremo la proposta legata alla figura del cardinale Van Thuân, un grande uomo di speranza,
che ha lasciato una traccia indelebile in questo ambito. Nel pomeriggio daremo spazio
a vari tipi di testimonianze che ci permettono poi di capire in ambiti di vita diversificati
come ciascuno di noi possa vivere la propria chiamata, la propria scelta vocazionale.