Mali: truppe francesi contro Timbuctu. Onu approva l’intervento militare di Parigi
In Mali sempre alta la tensione con le truppe francesi, in appoggio a quelle locali,
che hanno attaccato la simbolica città di Timbuctù, bombardando quella che sarebbe
dovuta essere la residenza del leader libico scomparso, Gheddafi, ora sede dei ribelli
islamici. E la crisi maliana è stata ieri al centro dei lavori del Consiglio di Sicurezza
dell’Onu. Il servizio è di Giulio Albanese:
Il segretario
del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, non ha dubbi: ormai non
si torna indietro nella guerra contro i terroristi dell’Azawad. E lo ha confermato,
ieri, anche il capo degli affari politici dell’Onu, Jeffrey Feltman, durante una riunione
del Consiglio di Sicurezza sugli ultimi sviluppi della situazione nel Paese africano.
Si tratta, in sostanza, di un momento cruciale e la soluzione, probabilmente, non
sarà semplice, né veloce. Comunque il dato preoccupante è che le informazioni in possesso
dal Palazzo di Vetro indicano che i terroristi dell’Azawad potrebbero attaccare la
capitale maliana, Bamako, nel contesto di una guerra che si conferma asimettrica.
Feltman ha anche confermato che dal 20 di gennaio, sono 855 i caschi blu della missione
Afisma, dislocati alle frontiere del Paese africano. Intanto, sul campo si continua
a combattere e a pagare il prezzo più alto, in vite umane, sono i civili. L’epicentro
dei raid aerei francesi è la celebre città di Timbuctu e in particolare la residenza
costruita per il defunto ex leader libico Muammar Gheddafi. Il palazzo sarebbe oggi
il quartier generale dei jihadisti ed è stato bombardato e distrutto nelle scorse
ore dalle forze francesi, anche sei i ribelli negano di aver subito perdite.
Ma
come vive questa situazione la popolazione locale? Nell’intervista di Davide Maggiore,
risponde da Bamako don Timothée Diallo, curato della cattedrale e responsabile
delle comunicazioni dell’arcidiocesi:
R. – La prise
de cettes deux villes… La presa di queste due città ci ha molto preoccupato, perché
se i francesi non fossero venuti a soccorrerci penso che gli islamisti adesso sarebbero
a Bamako. La gente è molto preoccupata, non si sapeva cosa stesse accadendo. Con l’arrivo
dei francesi la gente è fiduciosa. Qui a Bamako, la situazione è normale, la gente
vive normalmente, non ci sono problemi per il momento, anche se ci sono molti controlli,
ci sono molte pattuglie in città, giorno e notte, soprattutto la notte. Questo ci
rassicura molto perché si parla di infiltrazioni: ci sono alcune persone, alcuni islamisti,
che sono stati arrestati in città dalle forze dell’ordine.
D. – Avete anche
informazioni sulle città del nord?
R. – On est loin de villes du nord… Siamo
lontani dalle città del nord per sapere quello che succede effettivamente, perché
la comunicazione è interrotta, non ci sono reti. Quello che è certo è che le città
di Diabali e di Konna sono state liberate e questo ci ha molto sollevati.
D.
– Molte persone sono sfollate e molti di loro sono adesso a Bamako. La Chiesa, insieme
alle organizzazioni internazionali, cosa fa per assistere questi rifugiati?
R.
– Beaucoup, beaucoup de gens ont fui le nord… Molte persone sono fuggite dal nord
con l’arrivo degli islamisti, sia musulmani che cristiani. Per esempio, per quanto
riguarda gli studenti, la Chiesa li ha accolti: alcuni studenti sono venuti dalla
scuola cattolica di Gao a Bamako, che li ha accolti. Inoltre, ci sono molti rifugiati:
fin dallo scorso mese di aprile, avevamo aperto un centro di accoglienza per dare
loro un alloggio. Poi, riguardo alla sicurezza alimentare, la Chiesa ha fatto censimenti
a livello dei quartieri e ha portato un po’ di riso a tutti i profughi che sono stati
censiti nei quartieri, quindi abbiamo potuto dare riso ai rifugiati e agli sfollati
di altri luoghi.
D. - Vuole dire qualcosa a coloro che ci ascoltano?
R.
– On demande la prière… Chiediamo la preghiera, bisogna pregare molto per il Mali.
Stiamo attraversando una situazione molto difficile. Nelle nostre chiese, tutti i
giorni preghiamo per la pace, perché la pace ritorni. A coloro che ci ascoltano chiedo
di unirsi a noi nella preghiera perché possiamo trovare una stabilità, soprattutto
politicamente: a livello dello Stato, i politici non vanno d’accordo. Bisogna assolutamente
che tutti possano vivere nella tolleranza. C’è stata una crescita degli islamisti
in tutto il Paese e penso sia stata la mancanza di tolleranza ad aver causato tutti
questi problemi.