Tensione in Libano: esplosione sull’autostrada tra Beirut e Damasco
Un'esplosione si è verificata nella valle libanese della Bekaa, nei pressi di Tanayel,
lungo l'autostrada internazionale Beirut-Damasco. Fonti di stampa locali sostengono
che il bersaglio doveva essere un convoglio di miliziani del movimento sciita Hezbollah.
Ieri, a Beirut, durante una manifestazione di protesta contro il coinvolgimento proprio
di Hezbollah in Siria, un giovane attivista era stato ucciso durante gli scontri di
fronte all’ambasciata iraniana. Della tensione in Libano in relazione al conflitto
siriano, Fausta Speranza ha parlato con Francesca Maria Corrao, docente
di mondo arabo all’Università Luiss:
R. – E’ da un
po’ di tempo che la situazione di tensione tende ad aggravarsi, nel Nord del Paese,
dove ci sono stati scontri perché nella città di Tripoli ci sono i sunniti che sostengono
i ribelli contro Assad, invece gli sciiti sostengono Assad. Noi abbiamo una visione
un po’ a macchia di leopardo, perché le informazioni sono discontinue. Tuttavia, dobbiamo
ricordare che il Libano è uno Stato che in epoca ottomana faceva parte della Siria,
dunque i due Paesi hanno una lunga storia di non-confini, confini che poi sono stati
imposti alla fine del colonialismo. Anche all’interno del Paese, i partiti nascono
come emanazione dei gruppi etnici e religiosi e dunque questo tipo di configurazione
risponde a ideologie che si rifanno a una spiritualità spesso manipolata dalla politica.
D.
– Il coinvolgimento più diretto con il conflitto siriano è quello dell’impegno di
Hezbollah. Ma c’è tutta una popolazione: secondo lei, come la popolazione libanese
sta vivendo questo conflitto alle porte?
R. – Di fatto, a guardare i giornali
libanesi, si vede che la popolazione sta cercando di aiutare i deboli e di sostenere
il tessuto sociale. Adesso noi, ad esempio, leggiamo sul giornale di un bombardamento,
ma gli effetti poi del bombardamento sono quelli che gestisce la società civile, con
aiuti alimentari, con ospitalità, con sostegni anche da parte della mezzaluna rossa
e delle altre organizzazioni che aiutano la società civile. Questo è il dramma. Cioè:
noi leggiamo di una bomba, di alcuni terroristi, di palazzi caduti ma non immaginiamo
che cosa significhi in termini di spostamenti di persone e di difficoltà per la vita
normale, che non è tale da due anni ed è sempre più drammatica.
D. – Diciamo
anche che il Libano è un Paese piccolo e di grande ricchezza culturale, ma è anche
frutto dell’integrazione di diverse realtà culturali. Quindi, da questo punto di vista
è anche a rischio di instabilità …
R. – Di fatto, il problema è proprio questo:
il Libano ha vissuto una guerra civile decennale dalla quale è nato, appunto, Hezbollah
e la militarizzazione dei gruppi sciiti. Quindi, è chiaro che la ricchezza culturale,
religiosa, etnica del Libano in una fase di crisi può trasformarsi in una pericolosissima
bomba esplosiva. Mentre, invece, il Libano è un Paese che nei secoli ha saputo dimostrare
la capacità di gestire, appunto, le diversità.