2013-09-27 15:21:42

Tunisia: altro rapper condannato, governo contro artefici della primavera araba


A Tunisi, è stato condannato a sei mesi di carcere un cantante rapper per diffamazione e violazione della morale pubblica. Dalla Rivoluzione dei gelsomini alla vittoria del partito islamico Ennhada, la "primavera araba" nel Paese nordafricano ha fallito anche nel desiderio di garantire maggiore libertà di espressione artistica? Elvira Ragosta lo ha chiesto a Luciano Ardesi, esperto di Africa maghrebina:RealAudioMP3

R. – Questa condanna arriva subito dopo la condanna di un altro rapper, che era stato condannato a 21 mesi e che in questo momento è in fuga. E’ praticamente un ritorno indietro ai tempi di Ben Ali, quando la libertà di espressione era completamente soffocata. Sotto il bersaglio del governo in questo momento sono i cantanti, ma anche più in generale i giornalisti, gli artisti. Non passa giorno senza che le associazioni tunisine, ma anche Amnesty International e altre organizzazioni dei diritti umani, lancino appelli per la libertà dell’uno o dell’altro o la fine di questa politica governativa, che di fatto soffoca ogni voce dell’opposizione.

D. – A proposito di opposizione, Tamarrod ha indetto una manifestazione per lunedì...

R. – Le manifestazioni si stanno susseguendo in questi giorni, quindi il tema è sempre lo stesso da diversi mesi a questa parte: si vogliono le dimissioni del governo e l’instaurazione di un governo di unità nazionale con dei tecnici, quindi con l’esclusione del partito Ennahda, che aveva vinto le elezioni. Ennahda sarebbe anche disposto a mettersi da parte, purché abbia delle garanzie riguardo alla futura Costituzione. Questo costituisce un altro pomo della discordia. Alcuni membri dell’Assemblea nazionale costituente si sono dimessi, i lavori sono di fatto bloccati e non si vede sbocco alla situazione, che è di stallo praticamente da questa primavera.

D. – E l’instabilità politica è oltremodo caratterizzata anche da questa serie di arresti, che avrebbero riguardato salafiti legati ad Al Qaeda, pronti a creare una serie di omicidi politici nel Paese e nella capitale, con l’obiettivo di dividere la Tunisia in tre emirati...

R. – Di omicidi politici attribuiti ai gruppi salafiti ce ne sono già stati due, in modo particolare: i due esponenti dei partiti di opposizione. Il governo ha anche denunciato, ha messo fuorilegge uno di questi gruppi salafiti. Di fatto, le opposizioni gridano in realtà la complicità del governo nel non reprimere la diffusione sul territorio di questi gruppi, che avrebbero la funzione di destabilizzare il Paese e anche di impedire in qualche modo che la transizione possa continuare. Sta di fatto, poi, che il rischio è che questi diversi gruppi, che operano in Tunisia, si leghino ai gruppi che sono in entrambe le parti della frontiera – sia in Libia sia in Algeria – in un tentativo di unificazione di tutta quella "nebulosa" che fa capo ad al Qaeda.







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