2013-10-21 16:32:24

Si commemorano i morti dei naufragi di Lampedusa. Mons. Mogavero: compassione e condivisione


Sul litorale di Agrigento, rappresentanti della Chiesa siciliana insieme a esponenti di religione islamica e copta commemorano le vittime, per lo più eritree, del naufragio dello scorso 3 ottobre, 366 persone in tutto, e le 34 vittime recuperate dal mare dopo l'altro naufragio, l’11 ottobre scorso. Nessuna omelia, solo preghiere, alla presenza del vicepremier Alfano e dei ministri dell'Integrazione Kyenge e della Difesa Mauro. Intanto il sindaco di Lampedusa, Giusy Nicolini, è a Roma per chiedere al capo dello Stato l'istituzione di una Giornata della memoria. Ma le polemiche non cessano: lo stesso primo cittadino di Lampedusa, ha criticato come insufficiente l'operazione "Mare nostrum" voluta dal governo, ha chiesto una riforma del sistema di protezione dei richiedenti asilo. Gabriella Ceraso ha raccolto la testimonianza di mons. Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo, presente alla commemorazione insieme all'arcivescovo di Catania, mons. Salvatore Gristina: RealAudioMP3

R. - Al di là di tutte le ragioni polemiche, delle rivendicazioni alquanto giuste, sui tempi e sull’opportunità di questa manifestazione, io credo che in questo momento bisogna rivolgere un pensiero sia ai superstiti, sia ai defunti: fratelli che cercando un approdo di pace e di speranza, quando già lo intravvedevano sulle coste lampedusane, hanno visto naufragare tutte le loro attese. Quindi in questo momento, forse, i sentimenti migliori sono quelli che ha espresso Papa Francesco nella sua visita a Lampedusa: sentimenti di compassione e di condivisione, oltre che di solidarietà e di suffragio.

D. - Incontrando i rappresentanti di altre religioni c’è anche uno spirito di vicinanza, al di là delle differenze, in questo momento o no?

R. -Sì, sicuramente! Se ci divide la differente fede religiosa, credo che ci accumuni la condizione umana e anche il dolore per queste morti che ci appartengono comunque, anche se non sono morti di italiani.

D. - Come vescovi rappresentanti della Sicilia, chiamati sempre in causa e sempre in prima linea, dopo questa esperienza come state reagendo? Che cosa vi siete detti e l’urgenza che vi siete posti?

R. - Ci siamo posti un’urgenza di carattere umanitario, che ci fa dare offerte di disponibilità per la prima accoglienza e per il soccorso. E poi, soprattutto, ci siamo detti che è urgente un’opera di formazione per la nostra gente, perché non si lasci prendere da sentimenti o da atteggiamenti che non siano umanitari ed evangelici. Consapevoli - come siamo - che anche al nostro interno qualcuno si lascia prendere la mano da emozioni o sensazioni che hanno poco di umano e di cristiano. Quindi una strategia di carattere educativo, oltre a confermarci nell’opera di accoglienza e di solidarietà per le prime cure da prestare a questi nostri fratelli.








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