2013-11-07 20:42:13

La fraternità come proposta educativa dei Centri sociali dei Focolari in Brasile


Per la prima volta, i responsabili dei progetti sociali nati in diversi Paesi dell’America Latina dal carisma dell’unità del Movimento dei Focolari, fondato da Chiara Lubich, si sono incontrati di recente in Brasile al Centro nazionale dei Focolari, la "Mariapoli Ginetta", nello Stato di San Paolo. Obiettivo dell’incontro, fare il punto del lavoro fin qui svolto e mettersi in rete per rispondere meglio alle grandi domande del loro Continente. Tra i partecipanti anche i promotori di due Centri sociali attivi nelle località brasiliane di Bairro do Carmo e Jardim Margarida. Adriana Masotti ha intervistato la responsabile del Centro di Jardim Margarida, Adriana Valle:RealAudioMP3

R. – I ragazzi, da quando sono piccoli fino all’età di 17-18 anni, frequentano la scuola solo per una parte della giornata. Nell’altra parte, rimangono praticamente nelle loro case e sulla strada. Attualmente, questo vuol dire anche un rischio perché la droga sta aumentando, poi c’è la violenza, la prostituzione infantile, e la famiglia, alle volte, neppure esiste. Allora, abbiamo organizzato una struttura dove abbiamo cominciato a organizzare delle attività. Sappiamo che il popolo brasiliano ama tantissimo la danza e la musica, e allora abbiamo visto che queste attività andavano benissimo. Poi il computer e allora diamo una formazione all’informatica, e poi un rinforzo scolastico e delle attività artigianali. Il nostro Municipio, quando ha visto la serietà e il risultato di questi bambini, ha voluto conoscere il nostro progetto. Poi, un altro elemento molto bello è che organizziamo delle attività sportive: abbiamo una scuola di calcetto.

D. – Attraverso i bambini e i ragazzi, pian piano siete riusciti a prendere contatto con i loro genitori, con le famiglie…

R. – Sì e abbiamo incontrato problemi molto seri. All’inizio, lo scenario che avevamo davanti era quello di famiglie senza una casa, senza una formazione. Alloral, abbiamo creato un progetto per questo: noi come Movimento abbiamo comprato la materia prima per costruire la casa, loro hanno messo in comune quello che avevano, cioè la manodopera. C’erano 60 famiglie e abbiamo detto: “Chi comincia per primo?”. Loro stessi hanno detto: “Dobbiamo cominciare da quella famiglia che non ha niente. Però tutti aiutiamo”. Quando è terminata la prima casa bisognava passare alla seconda casa. Per chi sarebbe stata la seconda casa? Era di quella famiglia che aveva aiutato di più la prima famiglia. Allora, questo ha fatto sì che si innescasse una sorta di gara tra di loro: tutti aiutavano perché così arrivava anche il loro momento di avere la propria casa. E così abbiamo costruito 65 case nuove e ne abbiamo ristrutturate una quarantina. Poi, abbiamo il Centro sociale, dove i bambini passano con noi almeno cinque ore al giorno. Questa in particolare è stata un’esperienza forte anche per il Municipio, perché all’inizio non avevamo avuto nessun tipo di aiuto da parte dell’amministrazione locale. Ma quando hanno visto quello che noi avevamo fatto, hanno detto: “Vogliamo lavorare insieme a voi! “ E così adesso, da nove anni circa il Municipio di Vargem Grande ci sostiene per il 50%. L’altro 50% viene dal Movimento dei Focolari, da molti volontari, amici e attraverso le attività che facciamo.

D. - Ma quali sono le linne-guida, i criteri della vostra attività?

R. - I nostri progetti sono validi se portano alla fraternità, all’unità e al dialogo. Questa è una base fortissima che Chiara Lubich, la fondatrice dei Focolari, ci ha dato fin dall’inizio. Da parte di coloro che ricevono tutto questo, la cosa bella è che vediamo che loro stessi vivono questa realtà nelle azioni quotidiane. Tra loro ci sono alcune volte dei litigi fortissimi. Allora capita di vedere ragazzi coinvolti da questa azione di fraternità, di rispettare l’altro, di amare il nemico, di fare del bene a colui che ti fa del male, che loro stessi fanno queste azioni di perdono, di chiedere scusa e questo comportamento è arrivato anche nelle istituzioni civili, le quali adesso ci chiamano di frequente per portare il nostro esempio nelle loro attività come nello sport. Quando sentono che abbiamo organizzato un torneo di 28 squadre che hanno giocato insieme e non è accaduto nulla di violento dopo quattro giorni di torneo, allora ci chiedono: “Ma come riuscite a fare questo? Voi dovete venire anche nei nostri tornei del Municipio, perché il vostro esempio porta la pace!”.







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