Il Papa all’Angelus: la Chiesa non è rifugio per gente triste, è la casa della gioia
“La Chiesa non è un rifugio per gente triste”: così Papa all’Angelus nella terza domenica
di Avvento, permeata dalla gioia dell’avvicinarsi del Natale. Francesco saluta e chiede
preghiere ai tanti bambini, ieri in piazza San Pietro per far benedire i bambinelli
dei loro presepi. Il servizio di Roberta Gisotti
Nella “domenica
della gioia” ci si rallegra “perché il Signore è vicino”. “Il messaggio cristiano”
è infatti la ‘buona notizia’ “per tutto il popolo”.
“La Chiesa non è un
rifugio per gente triste, la Chiesa è la casa della gioia!”.
“Ma quella
del Vangelo – ha chiarito il Papa - non è una gioia qualsiasi. Trova la sua ragione
nel sapersi accolti e amati da Dio”, che “viene a salvarci, e presta soccorso specialmente
agli smarriti di cuore”.
“La sua venuta in mezzo a noi irrobustisce, rende
saldi, dona coraggio, fa esultare e fiorire il deserto e la steppa, cioè la nostra
vita quando diventa arida: e quando diventa arida la nostra vita? Quando è senza l’acqua
della Parola di Dio e del suo Spirito d’amore”.
Per quanto siano grandi
i nostri limiti e i nostri smarrimenti, ha rassicurato Francesco:
“non
ci è consentito essere fiacchi e vacillanti di fronte alle difficoltà e alle nostre
stesse debolezze",
“Al contrario, siamo invitati ad irrobustire le mani,
a rendere salde le ginocchia, ad avere coraggio e non temere” - ha detto Francesco
- perché “Dio mostra sempre la grandezza della sua misericordia”.
“Grazie
al suo aiuto noi possiamo sempre ricominciare da capo: come ricominciare da capo?
Qualcuno può dirmi: “No, Padre, io ne ho fatte tante… Sono un gran peccatore, una
grande peccatrice… Io non posso rincominciare da capo!”. Sbagli! Tu può ricominciare
da capo! Perché? Perché Lui ti aspetta, Lui è vicino a te, Lui ti ama, Lui è misericordioso,
Lui ti perdona, Lui ti dà la forza di ricominciare da capo! A tutti! Siamo capaci
di riaprire gli occhi, superare tristezza e pianto e intonare un canto nuovo".
“E
questa gioia vera rimane anche nella prova, anche nella sofferenza”:
“perché
non è superficiale, ma scende nel profondo della persona che si affida a Dio e confida
in Lui”.
“Quanti hanno incontrato Gesù lungo il cammino, sperimentano nel
cuore una serenità e una gioia di cui niente e nessuno potrà privarli”.
“Perciò,
quando un cristiano diventa triste, vuol dire che si è allontanato da Gesù. Ma allora
non bisogna lasciarlo solo! Dobbiamo pregare per lui, e fargli sentire il calore della
comunità”.
Poi l’invocazione alla Madonna perché “ci ottenga di vivere
la gioia del Vangelo in famiglia, al lavoro, in parrocchia e in ogni ambiente. “Una
gioia intima, fatta di meraviglia e tenerezza”.
“Quella che prova una mamma
quando guarda il suo bambino appena nato, e sente che è un dono di Dio, un miracolo
di cui solo ringraziare!”.
E tanta meraviglia si è vista negli occhi dei
bimbi rivolti verso la finestra del Papa, venuti in piazza San Pietro per far benedire
i ‘bambinelli’ dei loro presepi, e grande tenerezza si è sentita nelle parole di Francesco,
che li ha salutati dopo la preghiera mariana:
“Cari bambini, quando pregherete
davanti al vostro presepe, ricordatevi anche di me, come io mi ricordo di voi. Vi
ringrazio, e buon Natale!”.