Bangladesh: appello alla pacificazione dell'arcivescovo di Dacca
La piccola minoranza dei cristiani bengalesi “porta un messaggio di speranza fra violenza
e confusione”: lo dice in un colloquio con l’agenzia Fides l’arcivescovo di Dacca,
mons. Patrick D’Rozario, descrivendo la situazione all’indomani delle elezioni politiche
del 5 gennaio. “La situazione sociale e politica resta tesa. Come cristiani, non abbiamo
vissuto particolari problemi ma un ordigno ha colpito una chiesa di Dacca, causando
pochi danni e nessuna vittima. I cittadini cristiani bengalesi vivono questo momento
tormentato per il Paese con tutti gli altri, pregando e sperando”. L’arcivescovo spiega:
“Le elezioni, con la bassa affluenza e il boicottaggio dell’opposizione, non sono
state un buon segnale per la democrazia: ma l’alternativa era il caos e dunque, fra
le innumerevoli sfide e problemi: non c’era altra scelta”, prosegue. “Il pericolo
dell’islamismo militante e radicale – sollevato dagli osservatori – è reale”, conferma
il presule a Fides. “Nei mesi scorsi organizzazioni islamiche radicali hanno alzato
la voce e alzato il tiro verso la politica: staremo a vedere come si evolverà la situazione.
L’appello della Chiesa è sempre quello di pace e di riconciliazione per il Paese che,
che attraversa una stagione di violenza, disordine e instabilità. In tale situazione,
il nostro auspicio è che il nuovo anno possa portare prosperità e pace. In quanto
piccola minoranza (i cristiani sono lo 0,5% su 165 milioni di abitanti, ndr), continuiamo
a dare il nostro contributo soprattutto nell’istruzione, promuovendo valori come il
dialogo, il rispetto dell’altro, l’armonia, la dignità umana”. Nelle elezioni politiche
del 5 gennaio, il partito di governo, la “Awami League” del primo ministro Sheikh
Hasina, ha ottenuto la maggioranza assoluta (secondo dati non ancora ufficiali: 105
seggi su 139), ma al voto ha partecipato solo il 22% degli elettori: infatti l’opposizione
costituita dal “Bangladesh Nationalist Party” (Bnp) e dai suoi alleati, ha chiesto
al popolo di boicottare le elezioni. Fra il 4 e 5 gennaio 19 attivisti del Bnp sono
stati uccisi in scontri con la polizia in tutto il Paese. Manifestazioni di piazza
che chiedono le dimissioni del governo, si susseguono da quattro mesi. Ad acuire la
crisi, i processi contro alcuni esponenti del partito islamista “Jamaat-e-Islami”,
alleato del Bnp, condannati dalla giustizia bengalese per crimini legati alla guerra
di indipendenza dal Pakistan del 1971. L’opposizione accusa Hasina di portare avanti
i processi con il solo scopo di indebolire i suoi avversari politici. (R.P.)