Angelus. Il Papa: ringrazio chi difende i migranti dai “mercanti di carne umana”
“Seguire Gesù ci rende più liberi e gioiosi” Così il Papa ieri mattina all’Angelus
in piazza San Pietro, gremita di fedeli di diverse comunità etniche, nella Giornata
mondiale del migrante e del rifugiato celebrata ieri, sul tema “Verso un mondo migliore”.
Francesco ha dedicato una preghiera speciale a quanti di loro vivono situazioni di
difficoltà, ricordando che l’amore è l’unico modo per vincere il male e il peccato.
Il servizio di Roberta Gisotti:
“Ecco l’agnello
di Dio, colui che toglie il peccato del mondo”: così Giovanni Battista, riconosce
“Gesù che avanza tra la folla” presso il fiume Giordano. L’incontro riportato nel
Vangelo domenicale ci fa capire – ha osservato il Papa - che “Gesù è venuto nel mondo
con una missione precisa: liberarlo dalla schiavitù del peccato, caricandosi le colpe
dell’umanità.
“In che modo? Amando. Non c’è altro modo di vincere il male
e il peccato se non con l’amore che spinge al dono della propria vita per gli altri".
Gesù
dunque “si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori, fino
a morire sulla croce”.
“Egli è il vero agnello pasquale, che si immerge
nel fiume del nostro peccato, per purificarci”.
“Un uomo che si mette in
fila con i peccatori per farsi battezzare, pur non avendone bisogno. Un uomo che Dio
ha mandato nel mondo come agnello immolato”.
“Questa immagine dell’agnello
potrebbe stupire; infatti, un animale che non si caratterizza certo per forza e robustezza
si carica sulle proprie spalle un peso così opprimente”.
“La massa enorme
del male” “tolta e portata via da una creatura debole e fragile”, “che arriva fino
al sacrificio di sé”.
“L’agnello non è un dominatore, ma è docile; non è
aggressivo, ma pacifico; non mostra gli artigli o i denti di fronte a qualsiasi attacco,
ma sopporta ed è remissivo. E cosi è Gesù! Cosi è Gesù, come un agnello".
Che
cosa significa dunque “oggi essere discepoli di Gesù, Agnello di Dio"?
“Significa
mettere al posto della malizia l’innocenza, al posto della forza l’amore, al
posto della superbia l’umiltà, al posto del prestigio il servizio”.
“Non
vivere come una ‘cittadella assediata’, ha spiegato Francesco, ma “come una città
posta sul monte, aperta, accogliente, solidale”.
“Vuol dire non assumere
atteggiamenti di chiusura, ma proporre il Vangelo a tutti, testimoniando con la nostra
vita che seguire Gesù ci rende più liberi e più gioiosi”.
Dopo la recita
dell’Angelus, il Papa ha rivolto un saluto particolare a tutti i migranti e i rifugiati
in Italia e in ogni parte del mondo nella Giornata Mondiale loro dedicata:
“Cari
amici, voi siete vicini al cuore della Chiesa, perché la Chiesa è un popolo in cammino
verso il Regno di Dio, che Gesù Cristo ha portato in mezzo a noi. Non perdete la speranza
di un mondo migliore! Vi auguro di vivere in pace nei Paesi che vi accolgono, custodendo
i valori delle vostre culture di origine”.
Quindi un grazie a chi è accanto
ai migranti:
“Vorrei ringraziare coloro che lavorano con i migranti per
accoglierli e accompagnarli nei loro momenti difficili, per difenderli da quelli che
il Beato Scalabrini definiva “i mercanti di carne umana”, che vogliono schiavizzare
i migranti!".
E in modo particolare:
”Intendo ringraziare la
Congregazione dei missionari di San Carlo, i padri e le suore scalabriniani che tanto
bene fanno alla Chiesa e si fanno migranti con i migranti”.
Infine una
speciale Ave Maria è risuonata nell’intera piazza San Pietro:
“In questo
momento pensiamo ai tanti migranti, tanti! Tanti rifugiati, alle loro sofferenze,
alla loro vita, tante volte senza lavoro, senza documenti, tanto dolore epossiamo
tutti insieme rivolgere una preghiera per i migranti e i rifugiati che vivono situazioni
più gravi e più difficili: Ave Maria…”.