Adottare catechisti: l’iniziativa dell’Opam per il Sud del Mondo
Adottare famiglie di catechisti per aiutare il Sud del Mondo a crescere nella fede
e nello sviluppo umano. E’ l’iniziativa lanciata dall’Opam, Opera di promozione dell’Alfabetizzazione
nel Mondo, all’inizio dell’Anno della Fede e che sta ora cogliendo i primi frutti.
Su questa originale iniziativa, Alessandro Gisotti ha intervistato Anna
Maria Errera,vicepresidente dell'Opam:
R. - È un’iniziativa
che l’Opam ha deciso di iniziare e promuovere insieme al lancio dell’Anno della fede,
perché ci sembrava importante - come di ispirazione cristiana - diffondere questa
testimonianza che abbiamo ricevuto dai Paesi del Sud del mondo in tanti anni di servizio
accanto a queste giovani Chiese. Si tratta del sostegno alla formazione delle famiglie
catechiste che sono le principali artefici dell’evangelizzazione ma non solo, anche
della promozione umana e sociale di intere comunità.
D. - In particolare, c’è
un progetto all’interno di questa iniziativa che viene seguita dell’Opam; riguarda
il Congo...
R. - Riguarda il Congo, dove questa esperienza di laicato è stata
ufficializzata per la prima volta nel 1975 proprio dal cardinal Malula, che si rese
conto dell’importanza che hanno, nella diffusione della fede, le famiglie dei catechisti.
Noi stiamo portando avanti nella diocesi di Bokungu – Ikela la formazione di famiglie
catechiste. Si tratta di famiglie che vanno a vivere per due anni in un centro della
diocesi; qui l’intero nucleo familiare riceve una formazione che gli permette poi
di svolgere il proprio servizio nei servizio nei villaggi in cui verranno inviati.
È un incarico che dura tutta la vita, nel quale questi laici si impegnano innanzi
tutto attraverso la propria testimonianza; inoltre forniscono la prima alfabetizzazione
nei posti dove vanno, insegnano alle persone come si coltiva la terra, come si alleva
il bestiame, come si ha cura dei bambini, occupandosi quindi dei problemi legati alla
salute, alla prevenzione delle malattie … E, sono loro che danno la prima testimonianza
di un rapporto paritetico uomo – donna; aiutano le persone a vedere, innanzi tutto,
come vive una famiglia che è stata illuminata dal messaggio della fede.
D.
- Normalmente si è abituati alle adozioni dei bambini o magari, per quanto riguarda
l’Opam, dei maestri. Che tipo di reazione c’è da parte della gente di fronte a questa
adozione inedita, quella dei catechisti?
R. - La difficoltà più grande è capire
che questa figura del catechista dei Paesi del Sud del mondo non ha un corrispettivo
nella nostra Chiesa. Quindi, è difficile individuare cosa rappresenti un catechista
per comunità come quelle africane, dove mancano i sacerdoti, dove le parrocchie sono
più grandi delle nostre diocesi, dove se non arrivano questi catechisti laici non
c’è la possibilità di migliorare le condizioni di vita della gente anche da un punto
di vista di sviluppo umano. Quindi, la difficoltà più grande è proprio far capire
questa differenza. E la gente, una volta capita, ne è entusiasta; non solo, ci chiede
di diffondere la conoscenza di queste realtà nelle diverse parrocchie.