Continuano gli scontri in Iraq tra le forze governative e i miliziani qaedisti. In
seguito a queste violenze stanno aumentando sempre di più i civili che lasciano le
proprie case: sono circa 140.000 i nuovi sfollati. In tutto il Paese sono oltre un
milione e 300 mila. E le risorse per gli aiuti sono sempre più esigue. Sulla gravità
della situazione, Maura Pellegrini Rhao ha intervistato don Renato Sacco,
coordinatore del Pax Christi, il movimento cattolico internazionale per la pace:
R. – Le persone
uccise negli ultimi mesi del 2013 erano ai livelli del 2008. E il 2007 e il 2008 sono
stati gli anni peggiori, dopo la guerra!
D. – In seguito ai continui aggiornamenti
sull’aumento del numero dei morti e degli sfollati in Iraq, che cosa possiamo dire?
R.
– Le notizie che arrivano dall’Iraq, da una parte, ci scuotono nel profondo della
coscienza e ci chiedono di non dimenticare. Ci dobbiamo rendere conto che, forse,
in questi ultimi anni, l’Iraq è stato dimenticato! Dimenticati i morti; dimenticate
le fatiche; dimenticati i profughi; dimenticati anche i sogni di speranza di chi sta
lavorando, come la Chiesa caldea, per il ritorno di chi era fuggito. Queste notizie
ci chiedono una solidarietà immediata e ci chiedono, però, anche di ricordare il monito
di Giovanni Paolo II: “La guerra è un’avventura senza ritorno!”. 23 anni, di questi
giorni, iniziava la prima Guerra del Golfo: questi sono i risultati della guerra!
Io credo – e lo crede anche tutto il movimento di Pax Christi che rappresento – che
il nostro impegno deve essere forte contro la guerra, perché la guerra provoca quello
che stiamo vedendo in questi giorni. Quindi mai più la guerra, avventura senza ritorno
in Iraq e in altri posti! Si apre un cammino faticoso, ma è l’unico che dobbiamo percorrere.