Torino. Mons. Nosiglia: la Chiesa va incontro ai giovani con la "movida spirituale"
Se i ragazzi non vanno alla Chiesa, la Chiesa va dai ragazzi: è il messaggio interpretato
alla lettera da mons. Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino, che ha trascorso
il sabato notte di pub in pub a parlare con i giovani. L’oratorio della parrocchia
Santi Pietro e Paolo, con il suo parroco Mauro Mergola, aveva deciso di offrire un’alternativa
alla movida del sabato e dunque ha tenuto la chiesa aperta tutta la notte,
organizzando tornei di calciobalilla sul sagrato. L’arcivescovo è andato di persona
ad avvisare i ragazzi di questa opportunità. Ascoltiamo mons. Nosiglia intervistato
da Maura Pellegrini Rhao:
R. – E’ un’iniziativa
che si inserisce in un percorso che si è deciso di fare insieme alla parrocchia dei
Santi Pietro e Paolo, nel quartiere San Salvario, dove c’è appunto un prete salesiano,
un parroco, con un oratorio, e dato che c’è una movida – particolarmente il
sabato ci sono migliaia di giovani – il parroco ha deciso di offrire a questi giovani
anche un’alternativa. Quindi, la chiesa aperta, poi un momento di preghiera, anche
di ascolto, di incontro se vogliono, per parlare con il sacerdote. I giovani dell’oratorio
davanti alla chiesa hanno preparato mostre, il calciobalilla… Io sono andato inserendomi,
appunto, in questo percorso e quindi ho incominciato a prendere contatto con questo
quartiere, a partire dai giovani.
D. – Come è stato accolto dai ragazzi dei
pub?
R. – Sono stato in mezzo a loro, mi hanno accolto, abbiamo parlato, anche
di cose importanti… Erano ovviamente anche stupiti di vedere un vescovo in mezzo a
loro, però i discorsi che abbiamo fatto sono stati anche – tutto sommato – discorsi
di contenuto. Non c’è stato rifiuto… Però, adesso si tratta di continuare, non voglio
che sia solo una visita occasionale e per questo ho deciso di fare la visita pastorale
che durerà molti giorni.
R. – Che significato ha avuto questa iniziativa?
D.
– Questa è stata un’iniziativa che vuole far capire ai giovani che la chiesa è aperta
proprio attraverso i pastori, i giovani che frequentano la parrocchia: aperti al dialogo,
all’incontro, all’ascolto. Su questo ho pensato anche di attivare un tavolo di incontro
tra tutte le componenti sia istituzionali, sia dei residenti, sia degli stessi giovani
della parrocchia: ci troveremo lunedì 17, cercheremo di verificare la possibilità
di dare un contenuto più serio a questa serata e dare il senso di una Chiesa che si
metta in gioco, insomma: non aspettando che i giovani vadano da lei, ma lei in cerca
dei giovani. Dare alternative, cercare di far ragionare, fare incontrare questi giovani
con alcune persone che possano essere anche di stimolo per uscire da una certa situazione.
D.
– Che cosa ha potuto intuire in questi incontri con i ragazzi?
R. – Con molta
semplicità, parlavano, dicevano le loro cose… Loro hanno centrato soprattutto l’effetto
della relazione: sono molto soli, questi ragazzi! Sembra che siano pieni di tante
attività, di tante cose che li circondano, di tante proposte, ma in realtà sentono
molto la solitudine. Al giorno d’oggi, sembra che a volte i giovani siano pieni di
tanto chiasso, di tanta esteriorità, ma nel cuore probabilmente sentono forte questa
mancanza di affetto, mancanza di persone che ascoltino, che conducano un dialogo con
loro.