Gli Usa chiedono alla Russia colloqui diretti tra Mosca e Kiev
Il Consiglio dell'Unione Europea ha confermato ufficialmente di aver adottato sanzioni
contro 18 cittadini ucraini. L’obiettivo è di “congelare e recuperare fondi di cui
si sono indebitamente appropriati”. Tra i 18 ci potrebbero essere l'ex presidente
Ianukovich ed il figlio Alexander, i cui beni - assieme a quelli di altre 18 persone
- sono già stati congelati autonomamente dalla Svizzera il 28 febbraio scorso. Ma
intanto si moltiplicano gli incontri a livello diplomatico per dare soluzione alla
crisi ucraina. Ce ne parla nel servizio Fausta Speranza:
L’attesa più
alta in queste ore è stata per l’incontro tra il segretario di Stato americano Kerry
e il ministro degli Esteri russo, Lavrov. L’occasione un summit a Parigi. Secondo
indiscrezioni, Kerry ha chiesto a Lavrov di organizzare "colloqui diretti" tra Russia
e Ucraina per risolvere le tensioni di questi giorni. Al momento la situazione non
è facile. Tanto che – afferma il premier britannico Cameron - è difficile immaginare
come si possa tenere la riunione del G8 a Sochi in giugno. Dalla Germania ancora appelli:
il governo tedesco torna a chiedere a Mosca di “rinunciare a ogni atto che possa destabilizzare
l'Ucraina". Intanto ha preso il via oggi la missione in Ucraina dell'Osce: 35 osservatori
militari, su richiesta del governo di Kiev. E’ partita da Odessa, si concluderà il
12 marzo ed è disarmata. L’obiettivo: “dissipare le preoccupazioni su attività militari
insolite”. Resta da dire che il vice segretario dell'Onu, Eliasson, ha smentito la
notizia che l'inviato speciale dell'Onu in Crimea, Robert Serry, sia stato trattenuto
da uomini armati. Lo stesso Eliasson ha però affermato che l'inviato dell'Onu è stato
minacciato.
Da Kiev, è tornato ieri il direttore della rivista Città Nuova,
Michele Zanzucchi, che per diversi giorni è stato a contatto con i giovani di
Maidan, da dove ha pubblicato un diario quotidiano. Francesca Sabatinelli lo
ha intervistato:00:03:24:84
R. – Ti coinvolgono perché sono persone
che in qualche modo hanno dato la vita per i loro ideali. Però, non bisogna essere
ingenui: accanto a questa presenza di giovani, c’è una presenza di adulti, spesso
e volentieri anche di tendenze e con progetti ben precisi, che non coincidevano pienamente
con quelli dei giovani. I giovani di Maidan sono dei giovani che parlano le lingue,
che hanno studiato, che hanno viaggiato e che sono sempre sui social network. Quindi,
hanno l’idea che un certo modello – mi si passi l’espressione - “vetero-sovietico”
non ha più ragione di esistere. La caduta di Yanukovich è stata una caduta certamente
provocata da alcuni gruppi, in particolare quelli di estrema destra, ben militarizzati,
ma soprattutto da una volontà popolare di mettere una pietra sopra un passato veramente
vecchio e che non ha più ragione di esistere.
D. – Questi stessi giovani di
Maidan, sarebbero comunque pronti a imbracciare le armi nel caso di un conflitto con
la Russia?
R. – Alcuni certamente sì, alcune frange, certi gruppi di destra
sono sicuramente pronti ad imbracciare le armi. Altri giovani di Maidan, che non hanno
una connotazione politica, perché la stragrande maggioranza dei giovani non sono di
destra, come non sono chiaramente di sinistra, vogliono una vita pulita, una vita
di dignità. Il nome ufficiale di questa rivolta è “Rivoluzione della dignità”. Ecco,
sarebbero pronti ad imbracciare le armi, non tutti sicuramente, e spero profondamente
che questo non avvenga. Mi sembra che, nonostante le parole roboanti che partono da
una parte e dall’altra dell’oceano, il pericolo di guerra sia scongiurato perché la
popolazione ucraina non vuole la guerra. Non c’è ancora un movimento di popolo che
possa far pensare ad una guerra civile.
D. – Resta comunque il fatto che dalla
Crimea arrivano notizie di continue infiltrazioni dei russi, prendono il controllo
delle basi missilistiche. Questo, però, che riflessi ha?
R. – Ho l’impressione
che quanto sta accadendo in Crimea non tocchi più di tanto la gente. La Crimea, lo
sappiamo bene, è stato un regalo di Krusciov del 1954 all’Ucraina, è sostanzialmente
una terra russa. C’è una base militare enorme della Russia. I soldati russi c’erano
già. Potrebbe anche essere che la Crimea voti al referendum per staccarsi dall’Ucraina.
Anche questo è possibile e in qualche modo può essere anche legittimo. Io non penso
comunque che la faccenda della Crimea influenzerà l’unità del Paese, a parte ovviamente
la “questione Crimea”. Se entreranno Paesi terzi, questo è un altro affare. Non penso
che gli ucraini vogliano morire per la Crimea. La Russia certamente cercherà di riconquistare
anche politicamente una sua influenza in Ucraina, a Kiev in particolare. Forse userà
la leva ‘Yulia Timoshenko’, questo è possibile, perché, pur essendo osteggiata da
Mosca, nello stesso tempo ha stretto vari contatti con la Russia da sempre, senza
considerare che c’è una categoria quella degli “oligarchi”, ovvero gli industriali
che sono stati messi dal governo di Kiev a capo di alcuni regione dell’Est dell’Ucraina,
che ha un ruolo molto forte da giocare nel futuro del Paese.