Legge elettorale. Approvate le basi dell'"Italicum". Polemica per il no alle "quote
rosa"
Riforma della legge elettorale. L'Aula di Montecitorio ha approvato l'emendamento
che rappresenta il "cuore" dell'Italicum e contiene i "pilastri" del patto siglato
tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi. Ovvero, le soglie di sbarramento, il premio
di maggioranza al 15% e i criteri e algoritmi per la ripartizione dei seggi. Molti
i malumori in aula dopo il mancato voto ieri sera sugli emendamenti bipartisan relativi
alle quote rosa. “Un’opportunità persa” è stato il commento della presidente di Montecitorio,
Laura Boldrini. Paolo Ondarza ha raccolto due opinioni opposte: quella di Costanza
Miriano, giornalista e scrittrice, e di Lella Golfi, presidente della Fondazione
Bellisario. Ascoltiamole a partire da quest’ultima:
R. – La pagina
di ieri è una pagina molto triste: non solo di amarezza, ma aggiungerei anche di rabbia.
Una occasione sprecata! Era una medicina per curare un po’ un malato che ha bisogno
di essere curato, perché in Italia, bisogna ricordarlo, il maschilismo è tanto. Da
ex parlamentare voglio aggiungere che forse si sarebbe potuto lavorare meglio, perché
non si può arrivare improvvisamente in aula: bisogna creare fuori dall’aula, nella
società, nel Paese e tra le donne delle convergenze. E’ un po’ come ho fatto io con
la mia legge sulle quote di genere – la 120, approvata – che riguarda la partecipazione
al 30% delle donne nelle società quotate e partecipate.
D. – Dal suo punto
di vista, il sistema delle quote rosa rende giustizia effettivamente a una parità
uomo-donna?
R. – Chiamiamole quote di "genere", perché secondo me forse rendono
di più quello che si vuole fare e quello che dobbiamo fare. Nelle società quotate
– quando io ho presentato la mia proposta di legge – sedeva soltanto un 5% e poco
più, mentre oggi siamo arrivati al 18%. Quindi, stiamo coprendo un deficit di una
società. Poi, io sono convinta che le donne, nelle società e nel parlamento, parlino
un’altra lingua nei confronti delle altre donne: sono più sensibili, con una visione
diversa, più vicine alle donne.
D. – Costanza Miriano, perché “no”
alle quote rosa?
R. – Io credo bisognerebbe spostare l’obiettivo e chiedere
una diversa partecipazione nel mondo del lavoro, cioè con un contributo diverso, perché
noi siamo chiamate anche ad accudire la vita. Nei primi anni, sicuramente dobbiamo
avere una disponibilità di tempo maggiore per accudire i figli. Quindi, io credo che
una donna che chieda gli stessi diritti degli uomini manchi di ambizione. Bisogna
chiedere di partecipare, ma in un modo diverso, con tempi diversi. Non è facile trovare
la strada.
D. – Quindi, “no” alle quote rosa così come sono state formulate…
R.
– “No” alle quote rosa tout court, perché appunto chiedono di entrare in un
mondo maschile, piegandosi ai tempi e ai modi maschili. Questa è violenza, diciamo
che è fare violenza all’essenza femminile, che è profondamente e strutturalmente diversa
da quella maschile.
D. – Lei è d’accordo con chi dice che le quote rosa non
rendono giustizia al merito?
R. – Sì, esatto. Credo che la maggioranza delle
donne fondamentalmente abbia più a cuore la relazione e la vita personale, che difficilmente
è conciliabile con un lavoro che richiede una dedizione totale, come è il lavoro per
gli uomini. Quindi, alla fine andrebbero avanti solamente le donne disposte a immolare
sull’altare della professione la propria vita personale. E questo significherebbe,
alla fine, negare il contributo femminile perché significa far andare avanti un tipo
di donna che non rappresenta tutte le donne.