Corso sul Foro interno. Il card. Piacenza: i sacerdoti sappiano "abitare il confessionale"
con cuore paterno
È giunto al 25.mo appuntamento il Corso che, annualmente, la Penitenzieria Apostolica
organizza in Vaticano sul Foro interno. Da ieri pomeriggio a venerdì 28 marzo, circa
500 tra sacerdoti e seminaristi vicini all’ordinazione, partecipano a giornate di
approfondimento inerenti al Sacramento della Riconciliazione. Ad aprire i lavori è
stato il penitenziere maggiore, il card. Mauro Piacenza. Roberto Piermarini
lo ha intervistato:
D. - La Chiesa
parla di conversione e di misericordia. È questo il tema privilegiato della predicazione
quaresimale. Come attua tutto ciò?
R. - La Chiesa non solo annuncia la conversione
e il perdono ma, allo stesso tempo, è segno di tutto questo, segno che porta riconciliazione
con Dio e con i fratelli. Quindi è certamente un segno di pace efficace nel mondo.
La celebrazione del Sacramento della Riconciliazione si inserisce nel contesto dell’intera
vita ecclesiale, soprattutto in rapporto al mistero pasquale celebrato nell’Eucarestia
e - direi certamente - facendo riferimento al Battesimo vissuto, alla Confermazione
e alle esigenze del comandamento della carità, dell’amore. E’ sempre una celebrazione
gioiosa dell’amore di Dio che dona se stesso, distruggendo il nostro peccato quando
siamo disposti a riconoscerlo con umiltà.
D. - Che incidenza ha nella vita
sociale il Sacramento della Penitenza?
R. - Si tende alla riconciliazione piena
secondo la logica del “Padre nostro”, le Beatitudini e il comandamento dell’amore.
E’ una via di purificazione dai peccati ed anche un itinerario verso l’identificazione
con Cristo. Questo cammino penitenziale è oggi, come sempre, di estrema importanza,
come fondamento per costruire una società che viva la comunione. Anche - ed ecco l’incidenza
- nel modo di leggere le vicende di questo mondo così come ci sbalzano anche dalle
cronache quotidiane e dalle situazioni sociali credo si debba sempre tenere presente
la realtà del peccato originale. Il non voler tenere presente che l’uomo ha una natura
ferita, incline anche al male, provoca ben gravi errori in campo educativo, in campo
politico, ecc.
D. - Si devono confessare anche i peccati veniali?
R.
- Quando si entra nella dinamica evangelica del perdono diventa facile comprendere
l’importanza di confessare anche i peccati lievi e le imperfezioni. Perché questo?
Perché viene fuori una decisione di progredire nella imitazione di Cristo, nel percorrere
la via dello Spirito e con il desiderio di trasformare davvero la propria vita in
espressione della misericordia divina verso gli altri. In questo modo si entra in
sintonia con i sentimenti di Cristo “che solo - come dice San Paolo alla Lettera ai
Romani e nella prima Lettera di San Giovanni - ha espiato per i nostri peccati” (cf
Rom 3,25; 1 Gv 2,1-2). Quindi, certo, i peccati gravi devono essere confessati; le
imperfezioni e tutto il resto è bene confessarlo.
D. - Come deve essere la
confessione?
R. - La confessione dovrebbe essere chiara, semplice, integra
dei propri peccati. La “conversione”, come ritorno ai progetti del Padre, implica
- e questa è quindi un’altra caratteristica - il pentimento sincero e pertanto l’accusa
chiara e la disposizione a riparare alla propria condotta. Così si torna ad orientare
la propria esistenza sul cammino dell’amore verso Dio e verso il prossimo. Il penitente,
davanti a Cristo risorto presente nel Sacramento (ma anche in qualche modo anche nel
ministro), confessa i propri peccati, esprime il proprio pentimento e si impegna a
corrispondere alla grazia di Dio per potersi emendare. La grazia del Sacramento della
Riconciliazione è grazia di perdono che arriva fino alla radice del peccato commesso
dopo il Battesimo e guarisce le imperfezioni e le deviazioni, dando al credente la
forza per la “conversione” vera.
D. - Papa Francesco esorta i sacerdoti ad
essere misericordiosi. Cosa significa in concreto?
R. – E’ quanto mai importante
che il confessore sappia accogliere il penitente. E la prima accoglienza è remota
ed è costituita dalla preghiera e dalla penitenza che il sacerdote deve fare per quanti
si accosteranno alla Confessione. Occorre poi “abitare il confessionale”, ovvero starci
con orari che vadano incontro ai fedeli e con un cuore incandescente di paternità.
L’aiuto, durante la confessione, tende alla vera conoscenza di sé, alla luce della
fede, in vista di un atteggiamento di contrizione e di proposito di conversione permanente,
intima per superare l’insufficiente risposta all’infinito amore misericordioso di
Dio. La carità pastorale spinge il sacerdote confessore alla massima disponibilità
nell’accoglienza delle pecore ferite, anzi ad andare loro incontro per ricondurle
all’ovile. Papa Francesco usa spesso un’espressione icastica nel presentare la Chiesa
quando dice: “É come un Ospedale da campo”. Questa espressione così chiara ha fatto
fortuna. Ebbene percorrendo la stessa espressività si potrebbe dire che la Confessione
è come un reparto di urgenza di tale Ospedale. Il confessore è pastore, padre, maestro,
educatore, giudice misericordioso, medico che deve aiutare a riprendere il pieno vigore.
D.
- Quale formazione per un Confessore?
R. - Si richiede un’accurata formazione
per esercitare proficuamente il ministero del confessore. Occorre una delicata sensibilità
spirituale e pastorale, una preparazione teologica, morale e pedagogica veramente
seria in modo da riuscire a comprendere il vissuto del penitente. Quindi bisogna saper
vedere dove vive il penitente, la società che ha attorno, il contesto familiare …
Tutto ciò dovrebbe far parte non solo della formazione iniziale, ma anche di quella
permanente del clero. Il Corso sul Foro Interno che faremo in questi giorni è un piccolo
contributo per la formazione del buon confessore.
D. - Si parla anche di gioia.
In che senso?
R. - Sì, il Sacramento della Riconciliazione è un grandissimo
dono, un dono anche per noi sacerdoti che, pur chiamati ad esercitare questo ministero,
abbiamo le nostre mancanze da farci rimettere; quindi siamo penitenti e confessori
nello stesso tempo. La gioia di perdonare e la gioia di essere perdonati vanno insieme.
Quindi in questa sede auguro a tutti: confessori e penitenti di poter sperimentare
questa gioia cristallina. E’ il mio più cordiale augurio pasquale!
D. - Voi
organizzate ora un Corso sul foro interno: vuole dirci del suo svolgimento?
R.
- La Penitenzieria Apostolica, ormai da 25 anni organizza un Corso sul Foro Interno
a servizio dei sacerdoti novelli o di recente ordinazione e dei seminaristi prossimi
all'ordinazione presbiterale. Nel corrente anno tale Corso si svolgerà da domani a
venerdì 28 marzo presso la sede della Penitenzieria, nel Palazzo dei tribunali, in
Piazza della Cancelleria, 1. Gli iscritti sono al momento circa cinquecento appartenenti
ai vari continenti. Dopo la lectio magistralis del cardinale penitenziere maggiore
sul tema “...rinnovare l’incontro personale con Gesù Cristo” (Evang. Gaudium, n.3)
si alterneranno il cardinale prefetto della Congregazione per il Culto divino e la
disciplina dei Sacramenti, monsignor reggente, i prelati della Penitenzieria e i diversi
officiali della stessa. Le varie relazioni saranno seguite da dibattito. Il tutto
si svolgerà nel pomeriggio dalle 15.30 in poi. Alle ore 12.00 di venerdì 28 avremo
il dono dell’udienza con il Santo Padre per la Penitenzieria, per tutti i penitenzieri
ordinari e straordinari delle quattro Basiliche papali, ma l’udienza sarà allargata
anche a tutti i partecipanti al Corso. Nel pomeriggio dello stesso venerdì, alle ore
16.30, nella Basilica di San Pietro ci sarà una celebrazione penitenziale presieduta
dal Santo Padre il quale, fra l’altro, confesserà alcuni dei presenti. Si presteranno
ad ascoltare le confessioni anche i superiori e gli officiali della Penitenzieria,
unitamente ai penitenzieri ordinari e straordinari, per un numero complessivo di circa
60 confessori. Il rilievo che si vuole riservare alla pratica della confessione verrà
poi sottolineato da un’interessante promozione, da parte del Pontificio Consiglio
per la promozione della nuova evangelizzazione, di “24 ore per il Signore. Il perdono
di Dio è più forte del peccato”. A partire dalla celebrazione in San Pietro si svolgerà
una giornata per lasciarsi riconciliare con Dio. Alle ore 20.00 le Chiese Sant’Agnese
in Agone, Santa Maria in Trastevere, SS.me Stimmate rimarranno aperte con servizio
confessioni. Sabato 29 poi altrettanto in Sant’Agnese in Agone dalle 10.00 alle 16.00
e alle ore 17.00 celebrazione conclusiva di ringraziamento presieduta da mons. Rino
Fisichella presso la Chiesa di Santo Spirito in Sassia. Tali iniziative hanno coinvolto
anche numerose diocesi in Italia e nel mondo che sono state molto entusiaste di questa
proposta in ordine alla nuova evangelizzazione.