Crisi in Ucraina, segnali di disgelo tra Russia e Usa: oggi nuovo incontro tra Kerry
e Lavrov
Potrebbe essere vicina ad una svolta la crisi in Ucraina. Dopo la telefonata tra il
presidente Vladimir Putin ed il capo di Stato Barack Obama, la proposta di soluzione
diplomatica indicata dagli Stati Uniti sarà discussa oggi, durante l’incontro in programma
a Parigi tra il segretario di Stato americano ed il ministro degli Esteri russo. Il
servizio di Amedeo Lomonaco:
Stati Uniti
e Russia, dopo recenti brusche frenate, accelerano sulla via della diplomazia. La
telefonata tra Vladimir Putin e Barack Obama sembra aver ridotto la distanza tra le
posizioni di Mosca e Washington sulla crisi in Ucraina. La Russia assicura di non
avere alcuna intenzione di varcare il confine con l’Ucraina e precisa che i punti
di vista di Mosca e dell’Occidente si stanno “avvicinando”. Ma ribadisce che permangono
“significative differenze”. Manca ancora un approccio comune ma gli Stati Uniti intravedono,
comunque, una via d’uscita diplomatica. Un colloquio che potrebbe rivelarsi determinante
è previsto oggi a Parigi, dove il segretario di Stato americano, John Kerry, incontrerà
il ministro degli esteri russo, Serghiei Lavrov. Mentre sembra dunque allontanarsi
lo spettro di una nuova ‘Guerra Fredda’, in Ucraina intanto già si guarda verso l’orizzonte
delle elezioni presidenziali. Il congresso del partito ‘Patria’ candida la sua leader,
Iulia Timoshenko, alle consultazioni previste il prossimo 25 maggio. Ma il favorito,
secondo diversi osservatori, è il magnate dell'industria dolciaria, Petro Poroshenko.
Sugli
ultimi sviluppi a livello diplomatico, Marco Guerra ha intervistato Luigi
Geninazzi, inviato di "Avvenire" ed esperto dell’area ex sovietica:
R. - Il ritorno
alla diplomazia è sempre una buona notizia. Dopo l’inasprimento dei toni e soprattutto
i colpi di mano che ci sono stati nelle ultime settimane. Bisognerà aspettare se questa
strategia comune, auspicata dal ministro degli Esteri russo Lavrov, si troverà, perché
resta la ferita della Crimea. I problemi aperti riguardano ormai soprattutto quello
che potrebbe succedere nell’Ucraina orientale, dove potrebbe, in seguito ad incidenti
o a proteste riproporsi uno scenario di spaccatura, tenendo presente che per Putin
l’Ucraina non è un vero e proprio Stato. Questa è la situazione.
D. - Trapela
che Putin avrebbe messo sul tavolo del ritorno alle trattative perfino la Transnistria,
un’enclave russa in Moldova …
R. - Di fatto la presenza di Mosca, del governo
russo, dell’esercito russo in Transnistria, così come nelle altre sue enclave russe
della Georgia, l’Ossezia del Sud e l’Abkhazia, sono già una realtà; mai riconosciute
però e da sempre contestate dai governi della Moldova o della Georgia. Forse Putin
vuole discutere di tutto questo. Credo però che il primo punto fermo, il punto chiave,
sia chiedere che il governo di Mosca riconosca e dialoghi con il governo di Kiev.
È quello che manca adesso in Ucraina: Mosca continua ad ostinarsi a dire che non è
un vero governo, che non è un governo legittimo. Una volta che questi si riconoscono
allora si potrà iniziare a discutere anche di Crimea e di tutto il resto dei territori
contesi.
D. - Qual è il ruolo degli Stati Uniti in questo negoziato?
R.
- Gli Stati Uniti come sempre, ma soprattutto in questo caso, hanno avuto un ruolo
preponderante perché l’Europa ha le mani legate; dipende per il 30 per cento, dal
punto di vista energetico, dalla Russia. L’Unione Europea si è mostrata titubante
ed ha compiuto vari errori. Credo che tutto sarà deciso intorno ad un tavolo in funzione
di quello che faranno gli americani e di quello che, ancora una volta, riuscirà ad
imporre la Russia.