Egitto: pena di morte per i Fratelli musulmani e guida suprema
Sono stati condannati a morte 683 sostenitori dei Fratelli Musulmani compresa la guida
suprema del movimento, Mohammed Badie: lo ha stabilito il tribunale di Minya, nell’Alto
Egitto, nell’ambito del processo contro oltre 1.200 sostenitori della Confraternita.
I giudici, come da prassi istituzionale - riferisce l'agenzia Misna - hanno deferito
il caso al Gran Mufti d’Egitto, il cui parere è consultivo e non può comunque rovesciare
la sentenza.
Secondo il quotidiano Al Masry al Yom, tra i familiari degli imputati
raccolti fuori dal tribunale si sono verificati malori e disordini. In molti hanno
contestato il pronunciamento e intonato lo slogan “dov’è la giustizia?”.
La
stessa corte ha commutato in ergastolo la pena capitale a 492 attivisti e sostenitori
dell’ex presidente Mohammed Morsi, parte di un gruppo di 529 condannati a marzo per
aver attaccato un commissariato a Minya, causando la morte di un poliziotto.
La
sentenza – il cui pronunciamento definitivo è atteso a giugno – è destinata ad aumentare
il clima di tensione nel Paese, teatro di una dura repressione nei confronti del movimento
islamista, a un mese esatto dall’appuntamento con le urne per le elezioni presidenziali,
previste il 26 e 27 maggio. La competizione consisterà in un faccia a faccia tra Hamddeen
Sabahi, nasseriano esponente della sinistra laica, e Abdel Fattah al Sissi.
Contro
il voto, si sono già espressi i Fratelli Musulmani – banditi dalla competizione e
dall’arena politica in generale – che hanno invitato al boicottaggio. Dal canto suo
il futuro presidente ‘in pectore’, al Sisi ha chiesto invece “un’affluenza senza precedenti
alle urne, per il bene del Paese”.
La bassa affluenza potrebbe essere infatti,
l’unico ostacolo per l’elezione di al Sisi, già data per scontata dagli osservatori.
Il referendum dello scorso anno sulla nuova Costituzione venne approvato con un voto
plebiscitario: 98% di sì, ma solo il 39% degli aventi diritto andò a votare. (R.P.)