Nord Irlanda: appello dei vescovi contro la legalizzazione dei matrimoni gay
Equiparare le nozze gay al matrimonio tradizionale significa forzare il principio
di uguaglianza applicandolo a due realtà fondamentalmente diverse e non tutelare gli
interessi del bambino. E’ quanto scrivono i vescovi dell’Irlanda del Nord in una lettera
aperta ai parlamentari dell’Assemblea legislativa locale sull’”Equality Marriage”,
la nuova proposta di riforma della legge sul matrimonio che vuole legalizzare le nozze
gay anche in Ulster, come nel resto del Regno Unito. La proposta in discussione in
questi giorni, è stata rilanciata da diverse associazioni, dopo la bocciatura, l’anno
scorso, di progetti analoghi.
“Quello che si vuole dire, in sostanza, ai genitori,
ai figli e alla società - osservano i vescovi - è che lo Stato non deve promuovere
un quadro normativo, o un ambiente familiare ideale per la crescita del bambino” e
che quindi “il legame biologico tra il bambino, la madre e il padre non ha alcuna
rilevanza né per lui, né per la società”. In realtà, come ha ribadito di recente Papa
Francesco all’Ufficio Internazionale Cattolico per l’Infanzia, il bambino “ha diritto
di crescere in una famiglia, con un papà e una mamma capaci di creare un ambiente
idoneo al suo sviluppo e alla sua maturazione affettiva”.
Secondo i vescovi
nord-irlandesi, difendere il matrimonio tradizionale non è una posizione dettata solo
da convinzioni religiose, ma anche dal buon senso. Dopo avere ribadito che la Chiesa
si oppone a qualsiasi discriminazione, essi osservano come addurre il principio di
uguaglianza per giustificare l’equiparazione delle nozze gay al matrimonio tradizionale
sia una forzatura, tanto che le Corti europee hanno sempre difeso la libertà degli
Stati membri dell’Unione di non ridefinire il matrimonio. D’altra parte, osservano,
le unioni omosessuali sono già ampiamente tutelate dall’attuale ordinamento giuridico
in Irlanda del Nord. (A cura di Lisa Zengarini)