2014-06-04 14:01:00

"Gesù sorride": presentato a Roma il libro sul Papa di padre Sorge


“Gesù sorride. Con Papa Francesco oltre la religione della paura”. Si intitola così il libro del gesuita padre Bartolomeo Sorge, pubblicato da Piemme Edizioni e presentato nella Sala Salvadori di Palazzo Montecitorio. Oltre all’autore presenti anche Gian Guido Vecchi e Ernesto Preziosi. Il volume nasce dalla costatazione dell’evidente popolarità e consenso suscitati da Papa Francesco, il cui messaggio però, secondo l’autore, può rischiare di essere banalizzato. Da qui il desiderio di andare alle sue ragioni profonde che affondano nella radicalità della vita evangelica, nella fede in Gesù, annunciato e amato con la vita, abbracciato nei poveri e nei piccoli. Padre Vito Magno ha chiesto allo stesso padre Sorge di illustrare il suo libro a cominciare dal titolo:

R. – La parola l’ha detta il Papa. Lui dice: “Noi ci immaginiamo Gesù quando parla, quando fa miracoli, quando muore in croce, ma non lo pensiamo mai come sorridente. E invece, Gesù sorride, nel senso che diffonde una concezione della fede, della religione non come una cosa dovuta, paurosa, ma come una cosa gioiosa e bella. Allora, questo messaggio del Papa ci tenevo molto a metterlo bene in vista nelle sue fondamenta, perché c’è il pericolo che il Papa diventi una star televisiva: sarebbe la fine del suo messaggio! Se lo banalizzano, si rischia di non capire quella forza interiore che gli viene dal Vangelo, dalla fede…

D. – Il cristianesimo, però, da secoli porta avanti l’idea, il messaggio che la religione è una religione della gioia, soprattutto in questi ultimi anni. Cosa c’è oggi di nuovo, di diverso su questo argomento?

R. – C’è l’esperienza. Cioè, io ho l’impressione che la dottrina fosse già conosciuta, ma il vedere un Papa che con i fatti, con la vita, con la semplicità del linguaggio, con la vicinanza alla gente e alla carne malata di Cristo, ti fa sentire che è vera: questo è travolgente.

D. – Poi, Papa Francesco usa delle parole-chiave: per esempio, la misericordia. Credo che sia più capita oggi che nel passato, anche da parte dei laici...

R. – Di fatto, l’analisi che faccio nel libro è proprio questa, perché la nostra cultura contemporanea è diventata una cultura senza padre, il che vuol dire che avendo perso le relazioni interpersonali, il giusto rapporto tra il figlio e il padre, abbiamo perduto anche la capacità di conoscerci come fratelli, perché se non siamo figli dell’unico Padre allora nemmeno fra di noi siamo fratelli. Quindi, quando si dice invece misericordia, si dà il volto vero che Gesù ha rivelato del Padre, con una luce che non aveva ancora nell’Antico Testamento. Allora, paradossalmente, la società orfana di oggi ha bisogno di riscoprire il Padre e noi abbiamo questo Papa che, vivendo il Vangelo e parlando della misericordia del Padre, trova un’eco nuova, più profonda, proprio nel deficit della cultura dominante.

D. – Un’altra parola-chiave di cui parla nel suo libro è il dialogo. Ma come lo interpreta il Papa è lo stesso modo in cui lo interpreta la cultura dominante?

R. – Ecco, il vero problema è che usiamo i medesimi termini – la cultura cristiana e la cultura "mondana" – dando orizzonti diversi. Allora, il Papa non si nasconde le diversità, ma dice: le diversità vanno bene nel dialogo, solo che non basta discutere. Non arriveremo mai alla sintesi, alla comprensione soltanto ragionando, ma mostrando. Forse, il limite passato della vita cristiana, della Chiesa, è che abbiamo ragionato troppo e abbiamo mostrato meno, anche se i Santi non sono mai mancati. Quindi, il Papa mette l’accento sulla vita evangelica: per dialogare, il primo modo è testimoniare perché la testimonianza non ha bisogno di un dizionario per essere capita o tradotta. Quando il Papa scende dalla jeep per abbracciare un disabile, non occorre poi dialogare su che cosa sia la carità. Allora, ecco la forza travolgente della testimonianza evangelica: mostrare con la vita più che dimostrare con le parole. E questo è il dialogo inteso nel suo cuore profondo, secondo Papa Francesco.








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