2015-12-02 13:21:00

Papa: mondo ha bisogno di misericordia, Chiesa a volte è dura


Il Giubileo della misericordia sarà “l’anno del perdono e della riconciliazione”: così Papa Francesco in un’intervista concessa al settimanale “Credere”, rivista ufficiale dell’Anno Santo straordinario. “Sono un peccatore ed un uomo perdonato”, afferma il Pontefice, richiamando la necessità di una “rivoluzione della tenerezza”. Il Papa rende noto, infine, che durante il Giubileo, un venerdì al mese, compirà “un gesto diverso” per testimoniare la misericordia di Dio. Il servizio di Isabella Piro:

Giubileo misericordia non è strategia, ma risposta allo Spirito Santo
“Non è stata una strategia, mi è venuto da dentro: lo Spirito Santo vuole qualcosa”. Risponde così Papa Francesco alla rivista “Credere” che gli chiede perché abbia deciso di indire un Giubileo straordinario della misericordia, dal prossimo 8 dicembre al 20 novembre 2016. Un tema accentuato anche da Paolo VI e Giovanni Paolo II, spiega il Pontefice che riprende così “una tradizione relativamente recente”, espressa già – ricorda – nel suo primo Angelus e nella sua prima omelia nella parrocchia di Sant’Anna in Vaticano, a marzo 2013. “Il mondo oggi – continua il Papa – ha bisogno di misericordia e di compassione”, di fronte all’abitudine alle notizie “cattive e crudeli”, alle “atrocità più grandi che offendono il nome e la vita di Dio”. Ed è per questo che il mondo ha bisogno di scoprire “che la crudeltà e la condanna non sono la strada”.

La Chiesa sia ospedale da campo, aiuti i feriti a guarire
“La Chiesa stessa – nota il Santo Padre – a volte segue la linea dura”, cade nella “tentazione di sottolineare solo le norme morali”, lasciando fuori molta gente. E invece, ribadisce il Papa, ricordando un’immagine a lui particolarmente cara, la Chiesa deve essere come “un ospedale da campo dopo la battaglia”, in cui “i feriti vanno curati ed aiutati a guarire, non sottoposti alle analisi per il colesterolo”. Di fronte, quindi, al “traffico e ed alla produzioni di armi, all’assassinio di innocenti nei modi più crudeli possibili, allo sfruttamento di persone e di minori”, di fronte al “sacrilegio contro l’umanità che si sta attuando”, Dio Padre dice “Fermatevi e venite a me”.

“Sono peccatore. Mi confesso ogni 15 giorni”
Il Pontefice, poi, si sofferma sulla sua vita personale: “Sono peccatore – dice – e sono un uomo perdonato” che Dio “ha guardato con misericordia”. “Ancora adesso commetto errori e peccati, e mi confesso ogni 15 o 20 giorni”, proprio per “sentire la misericordia di Dio”. Il Papa ricorda anche quel lontano 21 settembre 1953 quando, all’età di 17 anni, avvertì la chiamata vocazionale proprio grazie al sacramento della riconciliazione ed all’incontro con il suo confessore, un sacerdote di Corrientes, don Carlos Benito Duarte Ibarra. E dal 21 settembre, memoria liturgica di San Matteo, deriva anche il suo motto episcopale, “Miserando atque eligendo”, perché Gesù “guardò Matteo, ne ebbe misericordia e lo scelse”. Ma “la traduzione letterale – spiega il Papa – sarebbe ‘misericordiando e scegliendo’, quasi come un lavoro artigianale”. Infatti, racconta, “anni dopo mi accorsi che il Signore mi aveva modellato artigianalmente con la Sua misericordia”.

Necessaria la rivoluzione della tenerezza
Rispondendo, inoltre, ad una domanda sulla “maternità di Dio” nel cui grembo, secondo la Bibbia, dimora la misericordia, il Papa ricorda l’importanza della “tenerezza” del Signore, che “nasce dalle sue viscere”, perché “Dio è padre e madre”. Di qui, il richiamo alla “rivoluzione della tenerezza”, così ad avere “un atteggiamento più tollerante e più paziente” nei confronti degli altri. Una rivoluzione che il Pontefice auspicava – rivela – già al Sinodo del 1994, dedicato al tema della vita consacrata, suscitando qualche perplessità in un “anziano Padre sinodale”. Eppure, sottolinea Francesco, “io continuo a dire che oggi la rivoluzione è quella della tenerezza perché da qui deriva la giustizia”. E fa un esempio: l’imprenditore che nega ad un dipendente il diritto “all’indennità, alla pensione, alla previdenza sociale”, “lo tratta come un oggetto” e “non mostra tenerezza” nei suoi confronti. La rivoluzione della tenerezza, invece, va “coltivata come frutto di questo Anno della misericordia”.

Durante Giubileo, un venerdì al mese, un gesto di misericordia
Infine, il Papa rende noto che durante il Giubileo “un venerdì di ogni mese” compirà “un gesto diverso” per testimoniare la misericordia di Dio, un gesto che sarà come “una carezza”, quella che i genitori fanno ai loro figli per dire loro: “Ti voglio bene”.








All the contents on this site are copyrighted ©.