Il testo della Dichiarazione comune firmata all’Avana da Papa Francesco e il Patriarca Kirill conta 5 pagine divise in 30 punti. Ce ne parla Sergio Centofanti:
Da cuore a cuore
Un testo semplice e forte: “Con gioia – affermano Francesco e Kirill - ci siamo ritrovati
come fratelli nella fede cristiana che si incontrano per «parlare a viva voce» (2
Gv 12), da cuore a cuore”. “Incontrandoci lontano dalle antiche contese del ‘Vecchio
Mondo’, sentiamo con particolare forza la necessità di un lavoro comune tra cattolici
e ortodossi, chiamati, con dolcezza e rispetto, a rendere conto
al mondo della speranza che è in noi (cfr 1 Pt 3, 15)”.
Rispondere insieme alle sfide del mondo contemporaneo
Il testo deplora “la perdita dell’unità, conseguenza della debolezza umana e del peccato”,
e nella consapevolezza “della permanenza di numerosi ostacoli” si augura che questo
incontro “possa contribuire al ristabilimento” dell’unità voluta da Dio. Lo scopo
è rispondere “insieme alle sfide del mondo contemporaneo. Ortodossi e cattolici devono
imparare a dare una concorde testimonianza alla verità in ambiti in cui questo è possibile
e necessario”.
Porre fine a persecuzione cristiani e a guerre in Siria e Iraq
“Il nostro sguardo – affermano Francesco e Kirill - si rivolge in primo luogo verso
le regioni del mondo dove i cristiani sono vittime di persecuzione”, testimoni di
unità nella sofferenza e nel martirio. “In molti paesi del Medio Oriente e del Nord
Africa i nostri fratelli e sorelle in Cristo vengono sterminati per famiglie, villaggi
e città intere. Le loro chiese sono devastate e saccheggiate barbaramente, i loro
oggetti sacri profanati, i loro monumenti distrutti. In Siria, in Iraq e in altri
paesi del Medio Oriente, constatiamo con dolore l’esodo massiccio dei cristiani” e
di altre comunità religiose. “Chiediamo alla comunità internazionale di agire urgentemente
per prevenire l’ulteriore espulsione dei cristiani dal Medio Oriente” e “porre fine
alla violenza e al terrorismo”, assicurando nello stesso tempo “un aiuto umanitario
su larga scala alle popolazioni martoriate e ai tanti rifugiati nei Paesi confinanti”.
Si lancia un appello per la liberazione delle persone rapite.
Dialogo interreligioso indispensabile
“In quest’epoca inquietante – afferma la Dichiarazione - il dialogo interreligioso
è indispensabile” e “i leader religiosi hanno la responsabilità particolare di educare
i loro fedeli” a rispettare le altre fedi: “Sono assolutamente inaccettabili i tentativi
di giustificare azioni criminali con slogan religiosi. Nessun crimine può essere commesso
in nome di Dio”.
Libertà religiosa sempre più minacciata
Si esprime poi la preoccupazione “per la situazione in tanti Paesi in cui i cristiani
si scontrano sempre più frequentemente con una restrizione della libertà religiosa,
del diritto di testimoniare le proprie convinzioni e la possibilità di vivere conformemente
ad esse”. Si afferma “che la trasformazione di alcuni Paesi in società secolarizzate,
estranee ad ogni riferimento a Dio ed alla sua verità, costituisce una grave minaccia
per la libertà religiosa. È per noi fonte di inquietudine l’attuale limitazione dei
diritti dei cristiani, se non addirittura la loro discriminazione, quando alcune forze
politiche, guidate dall’ideologia di un secolarismo tante volte assai aggressivo,
cercano di spingerli ai margini della vita pubblica”. In questo senso, Francesco e
Kirill invitano a rimanere vigili contro un’integrazione europea “che non sarebbe
rispettosa delle identità religiose” nella convinzione “che l’Europa debba restare
fedele alle sue radici cristiane”.
Solidarietà con i poveri e i migranti
C’è quindi l’appello a non rimanere indifferenti “alla sorte di milioni di migranti
e di rifugiati che bussano alla porta dei Paesi ricchi. Il consumo sfrenato, come
si vede in alcuni Paesi più sviluppati, sta esaurendo gradualmente le risorse del
nostro pianeta. La crescente disuguaglianza nella distribuzione dei beni terreni aumenta
il sentimento d’ingiustizia nei confronti del sistema di relazioni internazionali”.
“Le Chiese cristiane sono chiamate a difendere le esigenze della giustizia, il rispetto
per le tradizioni dei popoli e un’autentica solidarietà con tutti coloro che soffrono”.
Famiglia, vita, eutanasia
Si esprime poi la preoccupazione per la crisi della famiglia fondata sul matrimonio
tra un uomo e una donna: “Ci rammarichiamo che altre forme di convivenza siano ormai
poste allo stesso livello di questa unione, mentre il concetto di paternità e di maternità
… viene estromesso dalla coscienza pubblica”. Chiediamo a tutti di rispettare il diritto
inalienabile alla vita. Milioni di bambini sono privati della possibilità stessa di
nascere nel mondo. La voce del sangue di bambini non nati grida verso
Dio (cfr Gen 4, 10)”. Preoccupazione anche per lo sviluppo dell’eutanasia
e delle tecniche di procreazione medicalmente assistita”. Francesco e Kirill si rivolgono
quindi ai giovani cristiani perché non abbiano paura di “andare controcorrente, difendendo
la verità di Dio”.
No a proselitismo e uniatismo
La Dichiarazione auspica che l’incontro “possa anche contribuire alla riconciliazione,
là dove esistono tensioni tra greco-cattolici e ortodossi”. Si esclude ogni forma
di proselitismo. “Oggi è chiaro – si afferma - che il metodo dell’uniatismo del passato,
inteso come unione di una comunità all’altra, staccandola dalla sua Chiesa, non è
un modo che permette di ristabilire l’unità. Tuttavia – si sottolinea - le comunità
ecclesiali apparse in queste circostanze storiche hanno il diritto di esistere e di
intraprendere tutto ciò che è necessario per soddisfare le esigenze spirituali dei
loro fedeli, cercando nello stesso tempo di vivere in pace con i loro vicini. Ortodossi
e greco-cattolici hanno bisogno di riconciliarsi e di trovare forme di convivenza
reciprocamente accettabili”.
Pace in Ucraina
Si lancia quindi un appello per la fine delle violenze in Ucraina che hanno già causato
“molte vittime” gettando la società “in una grave crisi economica ed umanitaria”.
Si auspica che “lo scisma tra i fedeli ortodossi in Ucraina possa essere superato
sulla base delle norme canoniche esistenti”.
Fratelli non concorrenti
“Non siamo concorrenti ma fratelli – concludono Francesco e Kirill - e da questo concetto
devono essere guidate tutte le nostre azioni reciproche e verso il mondo esterno.
Esortiamo i cattolici e gli ortodossi di tutti i paesi ad imparare a vivere insieme
nella pace e nell’amore”.
All the contents on this site are copyrighted ©. |