Sgomento e profonda “tristezza” per la distruzione gratuita di strutture frutto di anni di generoso lavoro e sollievo per la mancanza di vittime. Sono i sentimenti espressi da mons. Abraham Desta, vicario apostolico di Meki, nella regione dell'Oromia a circa 130 km da Addis Abeba, in Etiopia, dopo il violento, quanto inspiegabile, attacco compiuto il 18 febbraio da alcuni locali contro le strutture della parrocchia di Ghighessa, la più grande del vicariato.
Ingenti danni materiali, ma nessuna vittima
“Con nostra sorpresa e sbigottimento, improvvisamente, senza alcun motivo o spiegazione,
un gruppo di persone del villaggio dove sorge la parrocchia hanno cominciato a lanciare
sassi e a distruggere le proprietà della chiesa”, racconta il presule in una lettera
indirizzata al card. Berhaneyesus Demerew Souraphiel, presidente della Conferenza
episcopale di Etiopia ed Eritrea, ai vescovi, sacerdoti, fedeli e a tutte le persone
di buona volontà. Quindi gli assalitori si sono rivolti contro il centro pastorale
diocesano, dove una cinquantina di persone di varie nazionalità stavano seguendo un
corso di formazione. Tutte hanno fatto in tempo a fuggire, ma gli aggressori hanno
incendiato la residenza dei sacerdoti e altre strutture, portando via con sé tutte
le suppellettili presenti: letti, elettrodomestici, computer e quintali di cibo.
Attaccata anche una clinica gestita dalle orsoline
È stata attaccata anche una clinica nel Centro gestita dalle religiose orsoline, che
sono riuscite comunque a salvare i malati. Tutto è andato perso, ma “ringraziando
Dio nessuno è stato ferito”, afferma mons. Desta, che evidenzia che sarà difficile
rimettere in piedi quanto ha richiesto anni di sacrifici per essere costruito. Il
presule chiede quindi solidarietà e preghiere per superare questo difficile momento
per il vicariato.
La condanna dei leader religiosi
L’attacco alla parrocchia di Ghighessa si aggiunge a una serie di violenze compiute
in questi giorni contro tombe e luoghi di culto cristiani in diverse località di Oromia
e delle regioni di Gambella e di Amhara, nel nord-ovest del Paese. Gli attacchi sono
stati duramente condannati dai leader del Consiglio interreligioso dell’Etiopia (Irce),
che in una dichiarazione congiunta hanno ricordato che questi atti sono contrari agli
insegnamenti di tutte le religioni ed hanno espresso il timore che essi possano turbare
il clima di pacifica convivenza religiosa che da sempre contraddistingue l’Etiopia,
esortando le autorità e la popolazione ad impegnarsi per la sicurezza e la pace nel
Paese. (L.Z.)
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